10.3 Supporto all’animazione socio-educativa per i giovani
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Quadro legislativo e di policy
Livello regionale
Diverse forme e pratiche di animazione socio-educativa nel settore giovanile sono riconosciute a livello legislativo dalle Regioni, limitatamente alle Regioni che si sono dotate di una specifica legge nel campo delle politiche giovanili (cfr. Capitolo 1).
La funzione socio-educativa degli oratori è riconosciuta da Emilia Romagna, Liguria, Umbria, Campania, PA Trento), in linea con quanto disposto dalla Legge nazionale 206/2003 (si veda più avanti). Oltre agli oratori, l’Emilia Romagna riconosce il ruolo socio-educativo delle associazioni scout, indicando lo scautismo come modello educativo basato sull’apprendimento dall’esperienza e la dimensione comunitaria (Legge Regionale 14/2008, art. 14, c. 4).
Le Regioni hanno inquadrato a livello legislativo e/o di politica pubblica regionale specifiche azioni di riconoscimento dell’animazione socio-educativa nella fascia adolescenziale, ambito in cui si osserva un più spiccato orientamento al lavoro inter-settoriale tra intervento educativo, formativo, sociale e ludico-ricreativo. Tra le principali forme di animazione socio-educativa riconosciute rientrano le seguenti:
- gli Spazi di aggregazione per adolescenti: promossi dalla Legge 285/1997 (‘Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza’) nella forma di ‘Servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero’ con l’obiettivo di ‘valorizzare la partecipazione dei minori a livello propositivo, decisionale e gestionale in esperienze aggregative, nonché occasioni di riflessione su temi rilevanti per la convivenza civile e lo sviluppo delle capacità di socializzazione e di inserimento nella scuola, nella vita aggregativa e familiare’ (art. 6) (la maggior parte dei CAG-Centri di Aggregazione Giovanile presenti soprattutto nelle Regioni del Nord e Centro Italia sono stati finanziati da questa Legge, sebbene abbiano nel tempo coinvolto una fascia di età più estesa);
- i gruppi educativi di sostegno che coinvolgono ragazzi e ragazze più a rischio, con finalità di accompagnamento allo studio scolastico (Legge Regionale Emilia Romagna 14/2008, art. 14, c. 6);
- l’animazione socio-educativa di strada intesa come ‘attività rivolta a gruppi spontanei di adolescenti e giovani nei luoghi di ritrovo, finalizzata a costruire una relazione significativa tra di loro e con gli educatori’ e mirata a prevenire fattori di rischio e disagio sociale (Legge Regionale Emilia Romagna 14/2008, art. 14, c. 7; art. 38, c. 2, Legge Regionale Liguria 6/2006)
- l’animazione socio-educativa all’aperto (outdoor education): realizzata in Centri Estivi e Soggiorni vacanza (Legge Regionale Emilia Romagna 14/2008 e Legge Regionale Liguria 6/2009);
- il Servizio Civile per Adolescenti, previsto dalla Regione Puglia come esperienza educativa basata sul coinvolgimento in attività di volontariato, in stretta collaborazione con le scuole e l’ufficio scolastico regionale (art. 5, Legge Regionale 14/2020);
- i Centri Informa Adolescenti, quale servizio informativo mirato ai bisogni e interessi degli adolescenti all’interno degli sportelli Informagiovani già presenti (art. 8, Legge Regionale Regione Puglia 14/2020).
Altre attività di animazione socio-educativa nell’area adolescenza a livello regionale sono state sostenute dalla Legge 285/97 fino al 2007 e, successivamente, dal Fondo nazionale Politiche Sociali (Legge 328/2000), nell’area animativo-educativa (es. Ludoteche/laboratori, Centri di aggregazione/sociali e Centri diurni estivi) e socio-assistenziale (‘Centri con funzione socio-assistenziale’, ‘Centri diurni con funzione di protezione sociale e prevenzione dei rischi’).
Rivolti verso una fascia di età più estesa che include adolescenti, giovani e giovani-adulti, i Centri Informagiovani nascono tra gli anni ’70 e ’80 a livello locale e arriveranno a contare nel 2007 circa 1200 realtà attive (Anci-Pogas, 2007). Gli indirizzi che hanno orientato lo sviluppo degli Informagiovani sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto all’impianto originario: fornire sia informazioni, sia strumenti per decodificarle e utilizzarle efficacemente; operare come snodo informativo di una rete di servizi; sviluppare collaborazioni a livello orizzontale (sul territorio) e verticale (livello regionale, nazionale ed europeo); e investire sulla formazione degli operatori[1]. Un gruppo di otto Regioni riconosce su base legislativa gli Informagiovani, in particolare nel Centro-Nord (Marche, Umbria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte) e in sole due regioni del Sud (Sardegna e Basilicata). La Regione si riserva di promuovere un coordinamento regionale tra gli Informagiovani, anche attraverso la condivisione di strumenti e metodologie.
A partire dal 2007, i programmi regionali di politica giovanile sostenuti dal Fondo Nazionale Politiche Giovanili (cfr. 1.3) hanno dato impulso alla diffusione e sviluppo di Centri giovanili. Rientrano in questa categoria diversi tipi di spazi che nelle leggi regionali sono prevalentemente denominati ‘Spazi di aggregazione giovanile’ (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Campania, Umbria, Piemonte e Sicilia), insieme a ‘Centri giovani’ (Bolzano, Trento, Liguria).
Le attività che si svolgono nei Centri giovanili e richiamate dalle leggi regionali includono cittadinanza attiva, volontariato, attività formative, gioco, intrattenimento, arte, cultura, multi cultura, sport. Le leggi regionali dispongono la possibilità per l’ente Regione di mettere in campo misure di sostegno alla creazione di nuovi centri, alla loro riqualificazione e adeguamento strutturale, all’acquisto di attrezzature e alla manutenzione, nonché alla realizzazione di progetti al loro interno.
Sia pur in modi diversi, nelle leggi e iniziative di policy regionali si ritrova uno sforzo di inquadrare gli spazi giovanili secondo i principi dell’ ‘open-access youth work’[2], ovvero spazi ad accesso libero e volontario in cui l’animazione socio-educativa integra attività ricreative e opportunità di apprendimento, lavoro educativo focalizzato sia sull’individuo sia sul gruppo, accompagnamento a progetti di iniziativa giovanile, prevenzione di forme di disagio e promozione di esperienze di autonomia.
Negli ultimi dieci anni anche a livello nazionale si sono moltiplicati diversi programmi pubblici volti alla riqualificazione e riuso di edifici pubblici per attività progettate e gestite da giovani. Tra queste iniziative, ad esempio, rientrano ‘Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici’ e ‘Giovani per il sociale’ (Dipartimento per la Gioventù) (cfr. 1.7) ‘Beni confiscati alla mafia’ (Ministero della Difesa), Bando beni storico-artistici (Fondazione con il Sud), Bando ‘Giovani ri-generazioni creative’ (ANCI).
Infine, tutte le leggi regionali riconoscono il valore delle esperienze di youth work sostenute dai programmi Europei nel settore giovanile (scambi giovanili, esperienze di volontariato, i progetti di partecipazione alla vita democratica, progetti di iniziativa giovanile, mobilità degli animatori socio-educativi, partenariati strategici). Con riferimento al volontariato, alcune Regioni ne evidenziano maggiormente il potenziale impatto sullo sviluppo e la coesione delle comunità locali, anche richiamando lo strumento del Servizio Civile Universale (Trento, Umbria e Piemonte). Le Regioni e Province Autonome sono attori del Servizio Civile Universale insieme al Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale. Inoltre le Regioni e Province Autonome hanno anche la possibilità di istituire un servizio civile regionale che abbia finalità proprie.
Più recentemente le Regioni Campania, Piemonte e Puglia hanno riconosciuto a livello legislativo il bisogno di avviare azioni specifiche di formazione degli youth worker (cfr. paragrafo 10.5).
Livello nazionale
A livello nazionale, le attività di animazione socio-educativa sono interessate da una pluralità di provvedimenti gestiti dai Ministeri di competenza. Tra i principali interventi rientrano
- la funzione di indirizzo ai programmi regionali e agli interventi degli enti locali nel campo delle politiche giovanili (Fondo Nazionale Politiche Giovanili, art. 19, Legge 248/2006), gli interventi e servizi nell’area infanzia e adolescenza (Legge 285/1997 ‘Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza’) e l’animazione socio-educativa rivolta al disagio minorile (Legge 328/2000, ‘Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali’, art. 22, c. 2, lett. c);
- la programmazione nazionale del Servizio Civile Universale con specifico riferimento alla formazione degli operatori locali responsabili dell’attività di animazione socio-educativa nella relazione con i giovani volontari (Operatori locali di progetto)
- Il riconoscimento della funzione socio-educativa degli oratori (Legge 206/2003)
- Il sostegno alle attività di animazione socio-educativa in progetti finanziati da programmi a gestione diretta centrale (es., bandi Giovani per il Sociale, Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici, Orientamento e placement giovani talenti, Prevenzione e contrasto a disagio giovanile, Campo Giovani) (cfr. paragrafo 1.7).
La Legge istitutiva del Fondo Nazionale Politiche Giovanili (art. 19, c. 2, Legge 248/2006) ha dato impulso e indirizzato la programmazione regionale nell’ambito delle politiche giovanili dal 2006 in poi, incluse le attività e progettualità di animazione socio-educativa a diretto contatto con i giovani. Negli ultimi 5 anni, ad esempio, gli indirizzi nazionali condivisi con le Regioni hanno dato priorità al sostegno alle attività culturali e formative negli spazi di aggregazione, l’orientamento e il placement, il sostegno ai giovani talenti, la partecipazione inclusiva nelle decisioni di politica pubblica, e la prevenzione delle nuove dipendenze.
La Legge 285/1997 (‘Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza’), attraverso l’istituzione di un apposito Fondo nazionale, ha contribuito ad ampliare e diversificare l’offerta territoriale di spazi e progetti socioeducativi rivolti agli adolescenti, in particolare nei servizi di sostegno alla relazione genitore-figli, le misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali, i servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero, e i servizi verso i minori disabili e le loro famiglie. Nel decennio 1997-2007, l’ambito animativo-educativo è tra quelli in cui si concentrano maggiormente i progetti regionali e comunali (Istituto degli Innocenti, 2017). Dal 2008 in poi, la L. 285/1997 continuerà a finanziarie progetti solo in 15 città (cosiddette ‘riservatarie’), mentre le risorse riservate alle Regioni confluiranno nel Fondo nazionale Politiche Sociali (FNPS) (L. 328/2000). Questo fondo sostiene la creazione di sistemi integrati di interventi e servizi sociali a livello Regionale, all’interno dei quali rientrano anche servizi e progetti rivolti alla fascia adolescenziale (art. 22, c.2, lettera c). Negli indirizzi nazionali rivolti alla programmazione regionale e locale delle politiche sociali per l’anno 2019, le strutture fisiche di servizio verso i minori che si possono finanziarie si dividono tra:
- area animativo-educativa: ‘Centri con funzione socio-educativa e ricreativa’ quali Ludoteche/laboratori, Centri di aggregazione/sociali e Centri diurni estivi
- area socio-assistenziale: ‘Centri con funzione socio-assistenziale’ in cui rientrano i ‘Centri diurni con funzione di protezione sociale e prevenzione dei rischi’.
Rispetto al Servizio Civile Universale, un decreto del 2017 e le successive circolari operative emanate dal competente Dipartimento, hanno disposto un quadro più dettagliato di requisiti organizzativi richiesti agli enti che ospitano giovani volontari, tra i quali rientra anche la disponibilità di personale formato ad accompagnare i volontari non solo secondo una logica di tutoraggio quotidiano delle loro attività, ma anche da una prospettiva più vicina all’animazione socioeducativa (cfr. paragrafo 10.5).
Infine, con la Legge 206/2003 (‘Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo’) lo Stato Italiano riconosce formalmente la funzione socio-educativa degli oratori e di altre strutture simili gestite da le confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa ai sensi dell’art. 8 della Costituzione sulla libertà di culto. Questa Legge riconosce, in particolare, il contributo di tali strutture per lo ‘..sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dei minori, degli adolescenti e dei giovani di qualsiasi nazionalità residenti nel territorio nazionale’ nel campo dello ‘sport, la solidarietà, la promozione sociale e di iniziative culturali nel tempo libero, il contrasto dell'emarginazione sociale e della discriminazione razziale, il disagio e la devianza in ambito minorile’ (c. 2, art. 1).
Il lavoro degli operatori impegnati nell’animazione socio-educativa viene finanziato nel quadro dei progetti e dei servizi sostenuti da fondi provenienti da diversi settori di policy. Come richiamato nel precedente paragrafo, le linee di finanziamento principali sono le seguenti:
- il Fondo Nazionale Politiche Giovanili (art. 19, Legge 248/2006) sia attraverso programmi gestiti a livello centrale, sia con programmi Regionali (cfr. paragrafo 1.7);
- i fondi del Piano di Azione e Coesione (PAC) destinati a sostegno di progetti di politica giovanile che includono attività di animazione socio-educativa (cfr. paragrafo
- 1.7);
- il Fondo Nazionale Infanzia e Adolescenza (Legge 285/1997 ‘Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza’);
- il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali a sostegno di servizi e progetti nell’area del disagio minorile inquadrati nei Piani Sociali di Zona (Legge 328/2000, ‘Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali’);
- il Fondo Nazionale per il Servizio Civile che, oltre a finanziare i progetti di volontariato giovanile, sostiene sviluppo qualitativo delle attività di tutoraggio verso i giovani volontari ( lgs. 40/2017) (cfr. paragrafo 2.4);
- le agevolazioni per gli oratori parrocchiali disposte dalla Legge 206/200
Sulla base dei dati di monitoraggio parzialmente reperibili (vedi Istituto degli Innocenti, 2017), nei suoi primi 6 anni (1997-2002) il Fondo Nazionale Infanzia e Adolescenza ha destinato 588 milioni di euro per il finanziamento di circa 6000 progetti delle Regioni. Una linea di finanziamento specifica è stata dedicata a 15 città cosiddette ‘riservatarie’ per la presenza di particolari problematiche riguardanti il benessere e la qualità della vita di bambini e adolescenti. Dal 1997 al 2017 il Fondo ha destinato a queste città € 815.210.000,00 (81 milioni in media all’anno). A partire da 2018, il Fondo ha subito un drastico ridimensionamento (28 milioni nel 2018 e nel 2019).
La dotazione del Fondo Nazionale Politiche Sociali è passata da circa 1 miliardo di euro nel 2002 a 297 milioni di euro nel 2014, restando ferma intorno ai 300 milioni negli anni successivi fino al 2019. Anche questo fondo viene ripartito tra le Regioni sulla base di un accordo con l’amministrazione centrale (fonte: progetto Condicio). A partire dall'annualità 2014, lo Stato ha richiesto uno specifico documento di programmazione degli interventi da parte delle Regioni. I rapporti di monitoraggio sono disponibili per gli anni dal 2007 al 2011.
Per i dati storici sulle risorse finanziarie stanziate dal Servizio Civile Universale, si veda la relazione predisposta per il Parlamento.
Infine, la Legge 206/2003 prevede alcune agevolazioni specifiche per gli oratori parrocchiali e altri spazi educativi simili gestiti dalle confessioni religiose riconosciute dallo Stato. Questa riconosce gli immobili degli oratori come ‘opere di urbanizzazione secondaria’ per le quali è prevista un’esenzione dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili (art. 2). Inoltre, Regioni e PA possono concedere in comodato d’uso gratuito beni mobili e immobili, senza oneri a carico della finanza pubblica (art. 3). Infine, le Regioni che hanno recepito con un proprio provvedimento legislativo gli indirizzi nazionali di questa legge, possono erogare contributi finanziari per interventi di ristrutturazione degli oratori e per le attività di animazione socio-educativa in essi svolte. Esempi di Regioni che hanno disposto contributi finanziari agli oratori sono la Regione Lazio, la Regione Sardegna, la Regione Lombardia, e la Regione Puglia.
A livello nazionale, il Consiglio Nazionale Giovani (CNG) funge da spazio per il dibattito e la condivisione di esperienze tra le associazioni giovanili aderenti (associazioni giovanili di partito, sindacali, religiose, di promozione sociale, studentesche, etc.) e le istituzioni Italiane ed Europee, presso le quali svolge un ruolo consultivo e propositivo in tema di politiche giovanili. Il CNG collabora con le Amministrazioni pubbliche elaborando studi e predisponendo rapporti sulla condizione giovanile, utili a definire le politiche per i giovani. Supporta i Consigli Regionali della Gioventù già attivi e quelli che saranno creati tramite attività di consulenza, training e Programmi di Capacity Building.
Anche le attività di ascolto e partecipazione condotte dall’Agenzia Nazionale Giovani (Ang) nei territori contribuiscono a creare occasioni di incontro in cui fare rete e costruire progetti comuni. Info days, convegni e seminari formativi realizzati in diverse Regioni d’Italia hanno coinvolto sia giovani, sia organizzazioni impegnate in attività di youth work. Nel corso del 2019 l’Ang ha realizzato 88 di queste iniziative in tutte le Regioni d’Italia (fonte: relazione 2019), insieme ai diversi progetti di mobilità degli youth workers sostenuti dai programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà.
A livello locale, i Forum/Consigli Regionali Giovani fungono da spazio di incontro, confronto e sviluppo di collaborazioni tra diversi attori del Terzo Settore impegnati in attività di youth work. Un impatto più diretto in termini di sviluppo di possibili collaborazioni deriva dall’azione dei Forum comunali e provinciali, essendo questi ultimi partecipati da organizzazioni che condividono uno stesso territorio a cui mirare possibili progettualità comuni.
L’ANCI Giovani ha recentemente sollecitato una maggiore cooperazione tra scuola, servizi giovani e attori di youth work a livello locale. In particolare, i giovani amministratori rappresentati da ANCI Giovani si sono mobilitati in favore del ritorno in classe, in piena sicurezza, di bambini e ragazzi, i più penalizzati dal lockdown, con la campagna #iovadoascuola.
Nell’area adolescenza, nel 2018 è stata istituita una Consulta nazionale di associazioni, organizzazioni ed esperti operante in capo al Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Organizzata in gruppi di lavoro, la Consulta ha svolto fino ad ora il ruolo di organismo di partecipazione e consulenza su diversi temi che chiamano in causa operatori e organizzazioni operanti nel campo dell’animazione socio-educativa con bambini e adolescenti, in particolare sul diritto al gioco di bambini e adolescenti disabilità, la salute mentale degli adolescenti, e la tutela dei minorenni nella comunicazione digitale.
A livello nazionale è attivo anche l’Osservatorio Nazionale Infanzia e Adolescenza il quale si propone come spazio di coordinamento tra amministrazioni centrali, Regioni, enti locali, associazioni, ordini professionali e organizzazioni non governative. L’Osservatorio si avvale del Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l'infanzia e l'adolescenza, che realizza studi e pubblicazioni, organizza seminari e percorsi formativi su tematiche minorili, monitora la normativa nazionale e internazionale di settore ed effettua attività di ricerca, raccolta, elaborazione e analisi di dati, pubblicazioni e documenti
Uno spazio di partecipazione e collaborazione specifico aperto anche alle organizzazioni di youth work impegnate nel campo del disagio minorile è rappresentato dai Tavoli territoriali attivati per la costruzione partecipata dei Piani Sociali di Zona, ovvero degli strumenti di programmazione inquadrati nei programmi regionali di politica sociale e finanziati dal Fondo Nazionale Politiche Sociali (Legge 328/2000). Questo strumento di partecipazione e cooperazione a livello locale è coadiuvato dagli Osservatori regionali sulle politiche sociali istituiti presso le Regioni di competenza (es. gli Osservatori nella Regione Marche, Puglia). A livello nazionale, un’azione di rete specifica è stata promossa dalla Fondazione Cariplo attraverso la creazione dell’Osservatorio Welforum a cui aderiscono altre Fondazioni, Enti locali (Regioni, Comuni) organizzazioni non-profit (es. Caritas, Forum Terzo Settore) e sindacali.
Le attività e i progetti di Servizio Civile vedono una stretta collaborazione con gli enti radicati sul territorio e possibilmente anche con il coinvolgimento e il fattivo contributo degli ex giovani volontari, specie quelli che hanno mantenuto un collegamento di impegno e vicinanza con l’esperienza trascorsa e l’Ente presso il quale erano impiegati (associazioni di volontariato, sportive, culturali, sociali, artistiche, protezione civile, ecc.)
Il Servizio Civile rappresenta un’opportunità anche per i giovani universitari. Infatti, diversi Atenei Italiani hanno sviluppato partnership con associazioni del terzo settore per la progettazione e la gestione di Progetti di Servizio Civile, sulla base dei Piani Strategici di Ateneo. In questo modo le Università si dichiarano istituzioni aperte al dialogo con il territorio in cui operano.
Un impulso verso la cooperazione tra gli enti accreditati per realizzare progetti di servizio civile proviene dalle misure di finanziamento dei programmi annuali presentati dagli enti. Come stabilito dalla programmazione per il triennio 2020-2022, sono considerati elementi qualificanti dei programmi sia la creazione di partenariati tra più enti iscritti all’Albo del SCU, sia la creazione di reti di collaborazione con altri enti operanti sul territorio. Queste priorità contribuiscono a promuovere la costruzione di programmi territoriali di servizio civile in cui diversi soggetti operanti nel campo dell’animazione socio-educativa possono dare il proprio contributo nell’accompagnare l’esperienza educativo-formativa dei giovani volontari.
Infine, le politiche educative sull’istruzione scolastica riconoscono in linea di principio e supportano in diverse forme la sinergia tra l’esperienza di apprendimento che i giovani vivono a scuola e quella offerta da spazi/progetti di educazione non formale operanti sul territorio. L’esigenza di potenziare gli sforzi volti a tradurre nella pratica progettuale i principi di una ‘comunità educante’ è diventata più impellente durante l’interruzione scolastica resasi necessaria per contrastare la diffusione del Covid-19, e nei piani di ripresa della didattica in presenza. Dopo la chiusura forzata delle scuole a causa della pandemia, lo School Plan 2021-2022 ha previsto l’avvio dell’a.s. 2021/2022 con la sfida di assicurare a tutti lo svolgimento in presenza delle attività scolastiche, il recupero dei ritardi e il rafforzamento degli apprendimenti, la riconquista della dimensione relazionale e sociale dei nostri giovani, insieme a quella che si auspica essere la ripresa civile ed economica del Paese. In particolare, nel Piano viene evidenziata l’importanza, da parte degli Enti locali, Istituzioni, Terzo settore e scuole, di continuare a sottoscrivere specifici accordi e “Patti educativi di comunità” ovvero accordi tra scuole, Enti locali, istituzioni pubbliche e private, realtà del Terzo settore per favorire la messa a disposizione di strutture e spazi dove svolgere attività integrative o alternative alla didattica scolastica. Un esempio di progetto di integrazione tra attività scolastiche e risorse di educazione non formale presenti nel territorio è ScApPaRe, progetto realizzato da tre istituti comprensivi di Roma in collaborazione con una rete ampia di associazioni impegnate in attività educative extra-scolastiche.
[1] Merico M. (2017), La promessa disattesa? I Servizi Informagiovani in una provincia del Mezzogiorno, In De Nardis F., Longo M., Vignola M. (a cura di), Menti precarie e lavoro cognitivo: le professioni intellettuali nell’Italia del sud, Franco Angeli, Milano
[2] Daisy Ritchie & Jon Ord (2017) The experience of open access youth work: the voice of young people, Journal of Youth Studies, 20:3, 269-282, DOI: 10.1080/13676261.2016.1212162
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