4.7 Programmi di Animazione Socio-Educativa per i Giovani (Youth Work) che supportano l’inclusione sociale

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I programmi che supportano l’inclusione sociale giovanile in Italia non confluiscono nella costituzione di una vera e propria Animazione Socio-Educativa per i Giovani in quanto sono trasversali alle diverse competenze ministeriali (CFR. par. 4.1, par. 4.2 e par. 4.3)

Sebbene non esista quindi una normativa unitaria sullo “youth work”, molte sono le iniziative promosse e gestite dal mondo dell’associazionismo, del volontariato e del cosiddetto Terzo Settore (CRF. capitolo 2).

Principali programmi

Diverse strutture del Governo italiano e, in particolare, il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale (DPGSCU), supportano programmi di inclusione giovanile attraverso una serie di finanziamenti rivolti primariamente al Terzo Settore.

I più significativi e recenti esempi sono:

Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: è destinato al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Un protocollo di intesa tra il Governo e una serie di Fondazioni di origine bancaria permette di finanziare progetti selezionati tramite bandi. I progetti si rivolgono a giovani di diverse fasce di età, solitamente provenienti da contesti sociali svantaggiati (es. periferie) o caratterizzati da percorsi di vita complessi (es. orfani di vittime di crimini domestici) (CRF. par. 4.3).

Bando Fermenti: il bando mira a dare un sostegno finanziario e tecnico ad iniziative imprenditoriali giovanili che abbiano la potenzialità di migliorare le condizioni di vita dei giovani (18-35 anni) e della collettività. Adottato nel 2019, il bando finanzia progetti che si confrontano con una serie di temi di rilevanza sociale come: l’uguaglianza di genere, l’inclusione e la partecipazione, la cultura, l’ambiente e il welfare. Il bando mette a gratuitamente disposizione dei partecipanti servizi di accompagnamento alla definizione delle proposte progettuali, coinvolgendo esperti di processi di incubazione. Il bando si rivolge ad associazioni del Terzo settore, ma anche a Gruppi informali, ovvero a singoli individui uniti per la realizzazione di un progetto.

Giovani per il sociale 2018: il bando finanzia progetti che mirano a promuovere la coesione sociale nelle regioni meno sviluppate (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata) attraverso l’inclusione giovanile (14 -35 anni). Le azioni finanziate prevedono il coinvolgimento diretto e attivo dei giovani sui temi della legalità, della partecipazione, della formazione educativa, della valorizzazione delle culture e delle tradizioni. Il bando è promosso dal DPGSCU e finanzia azioni promosse da enti del privato sociale (CFR. par. 4.6).

Giovani per i beni pubblici: il bando promuove l’inclusione sociale dei giovani finanziando progetti che favoriscano l’occupabilità e l’attivazione giovanile, anche attraverso la trasformazione di servizi, spazi e beni pubblici. L’intervento è diretto ai giovani (18-35 anni) delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Prevenzione e contrasto al disagio giovanile: adottato nel 2015, il bando finanzia progetti di prevenzione e contrasto del disagio giovanile promossi da organizzazioni del Terzo Settore. Le azioni finanziate mirano al reinserimento sociale dei giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), ma anche a contrastare diffusione di comportamenti a rischio (uso di sostanze psicoattive, alcol, guida in stato di ebrezza). Il bando è promosso dal DPGSCU in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Antidroga.

Fornitori di servizi per la gioventù nel campo dell'inclusione sociale per i giovani

I principali fornitori di servizi per la gioventù nel campo dell’inclusione sociale dei giovani sono le organizzazioni del Terzo Settore che, in collaborazione con gli enti locali (Comuni e Regioni) o attraverso finanziamenti europei e nazionali promuovono differenti progetti e interventi nell’ambito dell’inclusione giovanile.

Sebbene ogni organizzazione del Terzo Settore abbia una propria specializzazione e approccio, gli interventi promossi si basano sul coinvolgimento e l’attivazione diretta dei giovani in progetti finalizzati a promuoverne l’occupabilità e l’integrazione sociale, formativa e lavorativa, ma anche la partecipazione civica e politica.

Tra le strutture che più comunemente forniscono servizi nell’ambito dell’inclusione sociale e della protezione dei giovani a livello locale troviamo gli Informagiovani e i Centri di Aggregazione Giovanile.

Informagiovani: servizi dedicati principalmente ai giovani tra i 14 e i 29 anni attivati a livello municipale per fornire informazioni sui temi della formazione, del lavoro del tempo libero e della vita sociale. Ciascun informagiovani sviluppa le sue attività in modo autonomo, in relazione ai bisogni del territorio locale di appartenenza. Dal 2007 è nato il Coordinamento Nazionale Italiano degli Informagiovani che, in collegamento con la European Youth Information and Counselling Agency (ERYCA), definisce standard e obiettivi comuni.

Centri Aggregazione Giovanile (CAG): servizi gestiti dal privato sociale in collaborazione con gli enti locali che si rivolgono ad adolescenti e giovani offrendo occasioni di libera aggregazione, attività di sostegno scolastico e laboratori formativi. I centri si collocano spesso in quartieri periferici delle grandi città italiane e cercano di intercettare e affrontare il disagio giovanile offrendo opportunità di sviluppo. Le figure professionali prevalentemente impiegate nei CAG sono educatori ed animatori.

Formazione e sostegno agli operatori giovanili impegnati in programmi di inclusione sociale

In Italia non esiste una specifica figura professionale deputata al ruolo dello youth worker (cfr. capitolo 10). La gestione dei programmi di inclusione sociale dei giovani è tuttavia spesso attribuita a operatori sociali, educatori ed animatori.

Attività formative destinate a queste figure professionali sono promosse da enti di formazione privati in coordinamento con università e istituzioni locali. I percorsi formativi si articolano tra lezioni frontali, attività pratiche e stage e hanno una durata di circa 1000-1500 ore. Al termine dei percorsi formativi vengono rilasciate specifiche qualifiche professionali valide a livello nazionale ed europeo (cfr. capitolo 10).

Nel 2018, l’Agenzia Nazionale per i Giovani ha inoltre ospitato il primo corso di formazione pilota per youth worker. Il corso si è basato sul modello ETS Competence Model for Youth Workers Working Internationally sviluppato nel contesto della Strategia Europea di Formazione. Destinato ad animatori socio-educativi, il corso mirava a fornire competenze utili a chi lavora a contatto con i giovani nei diversi contesti socio-educativi locali e nazionali.

A questo proposito è da segnalare anche l'avvio di un processo multistakeholder per il riconoscimento nazionale degli animatori giovanili, che nel 2019 è passato attraverso la traduzione in italiano della Raccomandazione CM/Rec(2017) del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sul lavoro giovanile adottata il 31 maggio 2017.

Ciò ha portato alla nascita di NINFEA - Associazione Nazionale Educazione Informale e Non Formale, per condurre attività scientifiche, di intervento sociale e di ricerca pedagogico-educativa per contribuire allo sviluppo professionale degli animatori giovanili, noti anche come youth workers, youth trainers e operatori socio-educativi.

Queste iniziative sono attualmente rafforzate da diverse politiche e attività delle regioni che sostengono gli animatori giovanili con politiche e azioni specifiche per i giovani, in particolare in regioni come il Piemonte o la Toscana.

Sostegno finanziario

Le azioni promosse in questo campo vengono finanziate attraverso differenti budget: l’ammontare e le modalità di finanziamento destinate alle iniziative che supportano l’inclusione sociale giovanile variano a seconda dei programmi interessati e degli attori coinvolti (istituzioni statali, enti locali e associazioni).

Per quanto riguarda i programmi citati, il sostegno finanziario è così organizzato: 

  • Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria (nel triennio 2016-2018: 360 milioni di euro) e attraverso la Legge di Bilancio 2019 (55 milioni per il triennio 2019-2021).
  • Per il Bando Fermenti il DPGSCU ha messo a disposizione un finanziamento complessivo di 16 milioni di euro.
  • Le risorse destinate al bando Giovani per il sociale 2018 ammontano a 9 milioni di euro.
  • Per il bando Giovani per i beni pubblici il DPGSCU ha messo a disposizione 5 milioni di euro.
  • PNRR MISSION5: Inclusione e coesione, 19,81 miliardi da spendere tra il 2021-2026 lungo tre assi principali.
    • POLITICHE DEL LAVORO 6,66 miliardi
    •  

      INFRASTRUTTURA SOCIALE, FAMIGLIE, COMUNITÀ E TERZO SETTORE 11,17 miliardi

    •  

      INTERVENTI SPECIALI PER LA COESIONE LOCALE 1,98 miliardi

Controllo Qualità

I sistemi di controllo qualità variano a seconda dello specifico progetto/attività poiché diverse sono le autorità responsabili e le linee di finanziamento.

Per quanto specificamente concerne il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, un apposito Comitato di Indirizzo definisce le scelte di indirizzo. Partecipano al comitato di indirizzo il Governo, le Fondazioni di origine bancaria, le organizzazioni del Terzo Settore e rappresentanti dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) e l’Einaudi Institute for Economics and Finance (EIFE).

L’INAPP e l’EIFE hanno inoltre redatto le Linee Guida per la valutazione degli impatti dei programmi per il contrasto della povertà educativa finanziati dal Fondo. Le Linee permettono di impostare il disegno di un intervento sulla base dei criteri e requisiti informativi che consentiranno di valutarlo.

 

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