3.11 Attuali dibattiti e riforme
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(ultimo aggiornamento agosto 2020)
Nel dicembre del 2019, la legge di bilancio per il 2020 ha previsto alcune misure finalizzate ad agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Tra queste, segnaliamo la presenza di una serie di azioni volte a una migliore implementazione, all’interno del sistema di istruzione e formazione professionale, del modello di apprendimento duale, nonché l’introduzione di specifici incentivi per l’apprendistato di I livello, in quanto indicativi dell’attenzione accordata dal Governo allo snodo della transizione scuola-lavoro.
Il 2020 si è aperto all’insegna di una emergenza sanitaria globale. La pandemia da Covid-19 ha funestato in modo grave l’Italia, portando il Governo a decretare il lockdown dal 9 marzo 2020 al 18 maggio 2020 e lo stato di emergenza tuttora in corso. Le conseguenze economiche, occupazionali e sociali sono parse subito evidenti e di lungo periodo. Su di esse il Governo è intervenuto con misure ad hoc, che vanno a impattare anche sul mercato del lavoro.
Al riguardo meritano di essere citati il decreto legge n. 18 del 2020, (cd. decreto Cura Italia), il decreto legge n. 34 del 2020 (cd. decreto Rilancio) e il decreto-legge n. 104 del 2020 (cd. decreto Agosto) nei quali il Governo ha introdotto – fra l’altro – misure indirizzate alla tutela dei lavoratori, con l'obiettivo, in particolare, di: (i) difendere l’occupazione, (ii) tutelare la salute dei lavoratori, (iii) contrastare il rischio di impoverimento. Sui punti i) e ii) convergono specialmente: il blocco dei licenziamenti, l’agevolazione delle modalità di lavoro da remoto (lavoro agile/smart working/teleworking/homeworking), l’introduzione di un Fondo nuove competenze (straordinario e temporaneo per il 2020-2021), l’ampliamento degli strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro (cassa integrazione ordinaria e straordinaria e reddito di emergenza - REM). Non si tratta di misure specificatamente pensate per i giovani. Anzi, andando a sostenere in particolare il lavoro dipendente standard (eccezion fatta per il REM), interessano in modo minoritario i giovani che sono sovra-rappresentati tra i lavoratori con contratti atipici.
La diffusione della pandemia di Covid-19 ha sollecitato quindi gli enti pubblici e privati a proporre e implementare una serie di nuove azioni il cui obiettivo è sostenere i giovani imprenditori e gli investimenti in innovazione in un contesto economico incerto.
Al fine di fronteggiare questa complessità, il Ministero dello Sviluppo Economico ha previsto, per le start-up innovative e le PMI, una serie di misure, tra cui:
- Contributi a fondo perduto per acquistare servizi finalizzati alla creazione di imprese innovative
- Sostegno al Venture Capital
- Credito d’imposta in ricerca e sviluppo
- Estensione della garanzia per il fondo centrale di garanzia per le Pmi
- Programma Investor Visa for Italy: dimezzamento delle soglie minime di investimento.
Dal canto suo, l’associazione Italia Startup, con il sostegno delle associazioni di settore, ha avanzato cinque proposte al Governo e al Parlamento italiano per sostenere l’ecosistema imprenditoriale dell’innovazione. Gli interventi prevedono:
- L’istituzione di un fondo di venture debt convertibile
- La liquidazione al 100% con rimborso immediato per crediti d’imposta e crediti IVA
- L’estensione garanzia 100% MCC per prestiti a startup e PMI innovative
- Un voucher da 25.000 euro alle startup per percorsi di insediamento e accelerazione, da spendere presso parchi scientifici, incubatori e acceleratori.
- L’innalzamento dal 30 al 50% di sgravi fiscali per investimenti di Business Angel e Corporate
Italia Startup ha inoltre creato il database #Restartup – startup per il rilancio di start-up innovative, scaleup e PMI che offrono soluzioni e/o prodotti utili per gestire l’emergenza in diversi settori, quali:
- Delivery
- E-learning
- Health a distanza
- Servizi per la PA
- Smart Citizen
- Smart working
- Supporto al business
Un nuovo progetto pensato per il Sud e proveniente da un'iniziativa privata è “WEBUILD: CHALLENGE 4 SOUTH” un'iniziativa organizzata dagli Stati Generali del Mondo del Lavoro, promossa da Webuild e dalla Task Force Infrastrutture di PwC Italia. Il progetto mira a stimolare le idee più innovative e sostenibili, nel campo delle tecnologie digitali applicate alle infrastrutture, e a metterle a disposizione delle sfide di crescita e competitività che il Paese sta affrontando. Lo strumento è una vera e propria "sfida" di ricerca e tecnologia, rivolta agli studenti di ingegneria, donne e uomini, delle Università del Sud Italia. L'iniziativa mira a creare un importante momento di contaminazione reciproca tra studenti e aziende, all'insegna del "You Challenge, We Change!" coniato ad hoc da Webuild. Un'occasione per i giovani del Sud di toccare con mano la realtà aziendale, stimolando la collaborazione e la co-creazione, ma anche un modo per rafforzare l'impegno di Webuild al fianco dei partner dei progetti che attualmente ha nel Sud del Paese.
Challenge4Sud è una delle tante iniziative del Piano Giovani "Webuild Next-Gen'', il programma di attività in cui Webuild sta investendo. Tra le attività chiave del programma, il "Premio Alberto Giovannini", dedicato alle migliori tesi di laurea sull'innovazione e la digitalizzazione delle infrastrutture, la "Scuola delle Professioni", un percorso professionalizzante di formazione specifica per nuove risorse con inserimento nel Gruppo, "100 GiovaniIngegneri del Sud", un programma di recruiting volto a favorire l'occupazione di giovani talenti formati dalle Università del Sud Italia e "Ingenio al Donne", per valorizzare le professionalità STEM femminili e ridurre il gender gap nel settore.
La questione del lavoro giovanile è da tempo una priorità nell’agenda politica del paese e nel dibattito pubblico. Tuttavia, a dispetto delle misure significative introdotte negli ultimi anni – che, come documentato nel capitolo, fanno leva sull’apprendimento duale, sugli incentivi all’assunzione e la promozione dell’imprenditorialità, e sul programma Garanzia Giovani – ancora limitata appare la capacità di sviluppare una strategia organica di sostegno all’occupazione dei giovani, rispetto alla quale debole è la presenza di misure ad hoc.
L’esigenza di sostenere l’ampliamento dell’occupazione, stabile e di qualità, è un obiettivo perseguito in Italia perlopiù senza una specifica attenzione per le esigenze delle diverse fasce d’età. Ciò si riflette, in chiave positiva, sull’implementazione di misure che si rivolgono all’intera platea della popolazione attiva, evitando l’effetto paradossale tipico delle politiche fortemente targeted di produrre diseguaglianze tra soggetti eleggibili e non. Per altro verso, la limitata produzione di misure ad hoc per i giovani fatica a scardinare il rischio del loro intrappolamento nel segmento secondario del mercato del lavoro.
Da sviluppare, ma in misura crescente al centro dell’attenzione, è inoltre la questione dell’integrazione tra le politiche del lavoro e altre politiche (per esempio sociali e abitative) fondamentali per sostenere l’approdo dei giovani all’età adulta in condizioni favorevoli alla vita autonoma, alla continuità reddituale al di là delle transizioni lavorative, alle scelte procreative, alla conciliazione famiglia-lavoro; una integrazione necessaria altresì per promuovere la personalizzazione delle risposte ai bisogni.
L’importanza di agire sull’integrazione delle politiche e la personalizzazione delle risposte risalta ancora di più se si considera la crescente destandardizzazione dai corsi di vita che accomuna i giovani italiani a quelli europei. Il concetto si riferisce alla progressiva perdita di rappresentatività dei modelli standardizzati del corso di vita, nei quali le tappe che portavano i giovani all’acquisizione dello status di adulti sono sempre meno prevedibili a priori e ordinabili secondo un ordine precostituito. Questo fenomeno si riflette anche nella transizione scuola-lavoro: da una parte viene meno la corrispondenza una volta sostanzialmente scontata tra il percorso educativo seguito, le professioni che si puntava a svolgere, l’impiego effettivamente ricoperto; dall’altra parte l’apprendimento si snoda nel tempo alternando entrate e uscite dal sistema formativo e da opportunità di riqualificazione (nella prospettiva del Lifelong Learning) che si accompagnano a carriere lavorative discontinue.
Date queste premesse, è da valutare positivamente al crescente attenzione posta dall’Italia sulle opportunità di lettura e riconoscimento degli apprendimenti e delle competenze che si acquisiscono in contesti complementari a quello dell’istruzione tradizionale appaiono sempre più determinanti. In questo senso il processo in atto di coordinamento e sistematizzazione dei repertori delle competenze definiti a livello regionale e l’istituzione dell’Atlante Nazionale costituiscono un passaggio fondamentale per la flessibilizzazione del sistema educativo. Contestualmente, l’estensione delle possibilità di certificazione di competenze acquisite anche in ambiti informali e non formali rappresenta uno strumento di adeguamento e potenziamento dei profili professionali individuali e, in particolare, di quelli che si affacciano per la prima volta sul mercato come, appunto, quelli dei giovani. Inoltre, il progressivo coordinamento del repertorio nazionale delle competenze rispetto all’European Qualification Framework garantirà, in prospettiva, una più fluida e sostenibile mobilità professionale tra i paesi UE, contrastando la dequalificazione ad oggi piuttosto ricorrente nel contesto di queste migrazioni.
Un’ultima notazione riguarda il tema dell’imprenditorialità. Gli interventi del MiSE e le proposte delle associazioni di settore per il sostegno all’imprenditorialità si inseriscono nel solco dei programmi già in essere. Tuttavia, alle misure rivolte allo sviluppo delle competenze imprenditoriali, al supporto finanziario e alla promozione della cultura imprenditoriale andrebbero affiancate forme di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi fissati. L’imprenditorialità giovanile tende a trovare spazio, infatti, in settori fortemente innovativi che si caratterizzano per essere economie altamente incerte. Il monitoraggio, ad esempio, delle performance economiche delle nuove imprese innovative, e non soltanto dei loro tassi di natalità e mortalità, attraverso i registri nazionali, permetterebbe di capire quali sono i settori che garantiscono una maggiore redditività e produzione di innovatività e, dunque, orientare il disegno di misure a supporto di iniziative con maggiori possibilità di successo. Inoltre, molti interventi dedicati al sostegno all’innovazione, e che sono strettamente connessi al sostegno all’imprenditorialità, si rivolgono a tutte le fasce di età. Pur non escludendo in principio i giovani, tuttavia nella pratica non offrono supporto specifico per questo gruppo di età che invece si dimostra sempre più interessato a valutare la carriera imprenditoriale per il proprio futuro.
A questo proposito vale anche la pena di citare le prime valutazioni e relazioni sull'applicazione del PNRR, che sembra ancora lento rispetto ai suoi obiettivi, soprattutto quando si tratta di giovani, come evidenziato dal IV rapporto sul gap generazionale della Fondazione Bruno Visentini Foundation e dell’Università Luiss Guido Carli. Secondo il rapporto, il divario salariale tra i lavoratori dai 25 ai 34 anni è aumentato considerevolmente, passando dall'1,3% del 2007 al 4,6%. Anche tra gli occupati tra i 15 e i 29 anni, tra il 2019 e il 2020, si registra un calo dell'1,5% per i maschi, che per le donne è più che triplo (-5%). L'indicatore relativo a reddito, ricchezza e benessere per gli under 35 passa da un valore medio di 63.500 euro nel 2006 ad appena 15.000 euro, secondo i dati ufficiali dell'indagine della Banca d'Italia.
Il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti ha affermato nell’audizione al Senato sulla Prima relazione sull’attuazione del PNRR che il governo ha fatto una scelta innovativa dal punto di vista normativo, cioè introdurre un principio che assicura che tutti i 200 miliardi favoriscano l'occupazione femminile e giovanile. Ci sono condizionalità per l'accesso alle gare d'appalto e bonus per chi introduce la parità di genere. Almeno il 30% delle nuove assunzioni deve riguardare donne e giovani, il vincolo non può essere combinato, devono essere raggiunti entrambi gli obiettivi. "Le aziende con almeno 50 dipendenti, che sono tenute a relazionare sul codice delle pari opportunità non possono accedere al bando se non hanno rispettato le misure di parità, per le altre aziende, se hanno più di 15 dipendenti entro sei mesi dalla stipula del contratto, sono tenute anche loro a relazionare sulle pari opportunità".
Tuttavia è importante notare che gli interventi di natura potenzialmente generazionale hanno invece un'incidenza del 2,9% sulle risorse stanziate dal PNRR, portando gli interventi per i giovani a circa il 5% complessivo.
Anche nella Legge di Bilancio 2021, in continuità con quella dei governi precedenti, le misure di impatto sui giovani - secondo il IV Rapporto - sono state disarticolate e complessivamente non commisurate all'importanza della sfida, alla permanenza di un vero e proprio esercito di Neet e alla fuga di capitale umano.
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