4.1 Contesto generale
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Principali sfide all'inclusione sociale
L’ultimo rapporto dell'Istat "La povertà in Italia 2021" ha pubblicato le stime della povertà assoluta e relativa, elaborate sulla base dei dati dell'indagine sulla spesa per consumi delle famiglie.
Il rapporto sottolinea come, nonostante l'aumento dei consumi e delle spese, elevati livelli di inflazione abbiano impedito il miglioramento delle statistiche sulla povertà, che sostanzialmente sono rimaste invariate dal 2020.
Nel 2021 sono oltre 1,9 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta con un’incidenza pari al 7,5% (7,7% nel 2020) per un numero complessivo di 5,6 milioni di individui (9,4% rispetto al 2020).
Pertanto, la povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici raggiunti nel 2020, anno in cui è iniziata la pandemia di Covid-19. Per la povertà relativa invece, l'incidenza sale addirittura all'11,1% (dal 10,1% del 2020) e ci sono circa 2,9 milioni di famiglie sotto la soglia della povertà (2,6 milioni nel 2020).
Anche l'intensità della povertà assoluta - che misura in punti percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia al di sotto della soglia di povertà (cioè "quanto sono poveri i poveri") - rimane sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente (18,7%), con le sole eccezioni del Centro del Paese dove raggiunge il 17,3% dal 16,1% del 2020 e del Nord-Ovest (19,3% dal 18,6%).
Nel 2021 l'incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più elevata al Sud (10,0%, dal 9,4% del 2020) mentre scende sensibilmente al Nord (6,7% dal 7,6%), soprattutto al Nord-Ovest (6,7% dal 7,9%). Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede al Sud (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47,0% nel 2020).
Anche in termini di individui, il Nord ha registrato un netto miglioramento dell'incidenza della povertà assoluta che è passata dal 9,3% all'8,2%, con valori ancora lontani, però, da quelli del 2019 pari a 7,7%. Pertanto, ci sono oltre 2 milioni 200 mila poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord contro 2 milioni 455 mila nel Sud. In quest'ultima zona, l'incidenza della povertà individuale è cresciuta dall'11,1% al 12,1% (13,2% al Sud, 9,9% nelle Isole); al Centro è salita al 7,3% dal 6,6% del 2020.
Con riferimento alla fascia d'età, l'incidenza della povertà assoluta si attesta al 14,2% tra i minori (circa 1,4 milioni di individui); all'11,1% tra i giovani di 18-34 anni (pari a 1 milione e 86 mila individui) e si mantiene ad un elevato 9,1% anche per la fascia di età 35-64 (2 milioni 361mila individui), mentre rimane al di sotto della media nazionale per gli over 65 (5,3%, coinvolgendo circa 743.000 persone).
Nel 2021 l'incidenza della povertà assoluta è maggiore tra le famiglie con un più elevato numero di componenti: raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque o più componenti e l'11,6% tra quelle con quattro. Segnali di miglioramento provengono da famiglie composte da tre persone (dall'8,5% al 7,1%) e da due persone (dal 5,7% al 5,0%). Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l'incidenza passa dall'8,1% delle famiglie con un solo figlio minore, al 22,8% di quelle con tre o più. Valori elevati si registrano anche per le coppie con tre o più figli (20,0%) e per le famiglie di altre tipologie, dove spesso convivono più famiglie (16,3%).
L'incidenza della povertà è invece inferiore, al 5,5%, tra famiglie con almeno un anziano e si conferma al 3,6% tra le coppie in cui l'età della persona di riferimento è superiore ai 64 anni (tra i single di età superiore ai 64 anni, l'incidenza è pari al 5,1%). In generale, la povertà familiare mostra una tendenza decrescente all'aumentare dell'età della persona di riferimento. Generalmente, infatti, le giovani famiglie hanno meno potere di spesa perché hanno redditi medi più bassi e hanno meno risparmi accumulati nel corso della loro vita o beni ereditati.
La povertà assoluta riguarda il 9,4% delle famiglie con una persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,2% di quelle con una persona di riferimento sopra i 64 anni. I valori di incidenza più elevati si riscontrano tra le famiglie con una persona di riferimento di età compresa tra 35 e 44 anni (9,9%) e tra quelle in cui la persona di riferimento ha un'età compresa tra 45 e 54 anni (9,7%). I dati sono stabili rispetto al 2020.
Il livello raggiunto dalla povertà assoluta nel 2021 (7,5%) è tra i più alti da quando questo indicatore ha iniziato a essere utilizzato. L'aumento del numero di famiglie povere ha portato all'introduzione, tra il 2018 e il 2019, di diverse misure di contrasto alla povertà: reddito di inclusione (2018) e reddito di cittadinanza (2019). L'impatto di queste misure si vede, almeno in parte, nel calo delle famiglie in povertà assoluta osservato nel 2019, con un'incidenza del 6,4%, un valore vicino a quello del quadriennio 2013-2016. Nel 2020 gli effetti economici della pandemia di Covid-19 hanno favorito la crescita della povertà assoluta, determinando anche alcuni cambiamenti strutturali nelle famiglie in povertà assoluta.
L'andamento degli indicatori di povertà relativa è invece il risultato della dinamica della spesa per consumi delle famiglie appartenenti alle diverse classi di spesa. Nel 2021 l'aumento relativamente contenuto della spesa delle famiglie meno abbienti e la crescita più consistente per le famiglie con elevati livelli di consumo (che, al contrario, avevano registrato riduzioni più marcate nel 2020) hanno favorito un aumento generalizzato dell'incidenza della povertà relativa, ampliando il divario tra le famiglie che spendono di più e quelle che spendono di meno.
Anche la povertà diminuisce con l'aumento dell'istruzione. Se la persona di riferimento ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l'incidenza è pari al 4,4% mentre si attesta al 10,9% se è in possesso di un diploma di scuola media.
La cittadinanza svolge un ruolo importante nel determinare lo status socio-economico della famiglia. Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 600mila, con un'incidenza pari al 32,4%, più di quattro volte superiore a quella degli italiani (7,2%).
In Italia, il tasso di abbandono scolastico è più alto che nella maggior parte degli Stati membri dell'UE. Nel 2021 l'Italia è la terza nazione con il maggior numero di abbandoni (12,7%), dopo la Romania (15,3%) e la Spagna (13,3%).
In vista del 2030, una risoluzione del Consiglio europeo del febbraio 2021 ha ulteriormente abbassato di un punto (9%) il target europeo relativo al tasso di abbandono scolastico. Per raggiungere questo obiettivo, l'Italia deve ridurre gli ampi divari territoriali tra Nord e Sud. In Sicilia, infatti, il 21,2% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona precocemente gli studi, seguiti da Puglia (17,6%) e Campania (16,4%). (fonte Dati Istat ed Eurostat elaborati da Openpolis per #conibambini)
Nel 2021, i NEET erano il 23,1% della popolazione tra i 15 ei 29 anni, mostrando una diminuzione dopo il picco registrato nel 2020 a causa dell'impatto negativo della pandemia da COVID-19 sull'occupazione. Nel Sud, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
La presenza di minori stranieri non accompagnati (MSNA) è un elemento strutturale del fenomeno migratorio verso l'Europa e, in particolare, verso l'Italia. Questo fenomeno presenta diverse problematiche legate alla condizione dei figli soli, insieme alle esperienze migratorie spesso traumatiche, e alle difficoltà di accesso alle opportunità di formazione e inserimento lavorativo quando si diventa adulti. La Direzione Generale Politiche dell'Immigrazione e dell'Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha il compito di monitorare la condizione di MSNA in Italia e, a tal fine, pubblica periodicamente report statistici e di monitoraggio sulla presenza e le principali caratteristiche di MSNA nel Paese. Secondo il rapporto pubblicato nell'agosto 2022, la guerra e il flusso di rifugiati dall'Ucraina hanno portato a un forte aumento del numero di minori non accompagnati che arrivano in Italia, che è quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente. Al 30 giugno 2022 i minori non accompagnati in Italia sono 15.595 (con un aumento del 99,9%).
Il rapporto mostra che questi minori non accompagnati sono per lo più maschi (80,1%) e per lo più 17enni (44,8%). Sono arrivati principalmente dall'Ucraina (5.932), dall'Egitto (2.497), dall'Albania (1.302), dal Bangladesh (1.239) e dalla Tunisia (1.145). L'aumento dei minori in fuga dall'Ucraina ha influenzato la distribuzione del gruppo per età e genere rispetto agli anni precedenti: c'è stata una diminuzione della percentuale di persone di 17 anni e un aumento di quella di quelle di 15 anni, nonché un aumento del numero di ragazze (3.098 al 30 giugno 2022, che rappresentano il 19,9% del totale dei MSNA in Italia).
La Costituzione italiana, all’art. 31, stabilisce che “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Tale articolo va coordinato con l’art. 37, secondo il quale “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione”. Infine, secondo l'art. 3, comma 2: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
In riferimento ai problemi di inclusione, la Costituzione italiana identifica alcune categorie di persone che, per motivi diversi, devono essere considerate svantaggiate e/o devono ricevere supporto nel corso della vita. La Costituzione elenca i soggetti in difficoltà sociale e/o economica come segue:
- Art. 10: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”
- Art. 24: “Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”
- Art. 32: "La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e come interesse collettivo e garantisce cure gratuite agli indigenti."
- Art. 34: “La scuola è aperta a tutti. [...]I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."
- Art. 38: " Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. [...] Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale”
L'articolo 10 del decreto-legge 460/1997 (relativo al trattamento fiscale degli enti del terzo settore) fa riferimento a persone svantaggiate "a causa di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari", in linea con le disposizioni costituzionali.
Per quanto riguarda la legislazione ordinaria, l'art. 414 del Codice civile afferma che " Il maggiore di età e il minore emancipato, i quali si trovano in condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci di provvedere ai propri interessi, sono interdetti quando ciò è necessario per assicurare la loro adeguata protezione".
Per quanto riguarda la legislazione del lavoro, la legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro delle persone con disabilità" consente l’inserimento “mirato” e l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità. Ulteriori beneficiari sono le categorie protette: orfani e coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio, ovvero in conseguenza dell’aggravarsi dell’invalidità riportata per tali cause, nonché dei coniugi e dei figli riconosciuti grandi invalidi per causa di guerra, di servizio e di lavoro e dei profughi italiani rimpatriati.
Con specifico riferimento alle condizioni di svantaggio fisico o psichico, la legge 104/1992 detta una disciplina ampia e articolata in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti dei disabili. Una persona con disabilità è definita come "colui che presenta una minorazione fisica, mentale o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa o tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione".
La legge 381/1991 (relativa alle cooperative sociali), all’art. 4 stabilisce che "si considerano persone svantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di ospedali psichiatrici, […] i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, le persone detenute o internate negli istituti penitenziari, i condannati e gli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno ”.
Il D.lgs. 112/2017 (revisione della disciplina in materia di impresa sociale), art. 2 comma 4 lettera b), individua “i beneficiari di protezione internazionale ai sensi del D.Lgs. 251/2007, tra le categorie svantaggiate occupabili in un’impresa sociale.
Ai sensi dell’art. 2, della legge 47/2017, per minore straniero non accompagnato si intende il “minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nello Stato”.
La legge 47/2017 definisce le varie misure di tutela dei MSNA in coerenza con il quadro normativo in materia di minori. In particolare, sono rafforzate le tutele per il diritto alla salute e all’istruzione dei minori, con procedure più semplici per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e al sistema scolastico.
Il 21 dicembre 2019 il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare il "Regolamento recante modifiche al d.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, in attuazione dell’articolo 22 della legge 7 aprile 2017, n. 47, recante misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati". Il nuovo regolamento modifica e integra la disciplina regolamentare vigente, con particolare riferimento al rilascio dei permessi di soggiorno e della conversione degli stessi al raggiungimento della maggiore età.
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