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  1. Strategie nazionali
  2. Migliorare la salute mentale dei giovani

1. Strategia nazionale

Gli interventi per la salute mentale si rivolgono ai cittadini in generale sebbene vi sia stata una strategia per promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani, adottata con Intesa tra Ministero della Salute, Regioni e Province Autonome attraverso il Piano Nazionale della Prevenzione nel 2014. Le azioni del PNP 2014 sono state riproposte in quello 2020-2025 (cfr. paragrafo 7.4).

Il Piano Nazionale della Prevenzione individua cinque macro obiettivi tra i quali “Investire sul benessere dei giovani” in una logica di ricerca di benessere psicofisico e affettivo promuovendo l’adozione di stili di vita sani e comportamenti di rifiuto nei confronti di qualunque forma di dipendenza. Le principali strategie individuate sono state:

  • Sviluppare un approccio globale attraverso strategie integrate e interistituzionali (sistema sanitario, sistema sociale e mondo della scuola) per valorizzare/promuovere, in ambito scolastico ed extrascolastico, le capacità personali dei giovani in termini di autostima, auto efficacia e resilienza;
  • Sviluppare la creazione di équipe integrate e definire percorsi di diagnosi e presa in carico precoce dei soggetti in età preadolescenziale, adolescenziale e giovanile a rischio di disagio mentale al fine di prevenire il disagio psichico e la patologia psichiatrica nell’età adulta;
  • Sviluppare interventi universali rivolti a tutti i gruppi presenti in ambito scolastico coinvolgendo i giovani in programmi preventivi che promuovono la consapevolezza dei benefici derivanti da stili di vita sani, i rischi connessi all’uso/abuso di sostanze e che affrontano specificamente il contrasto al bullismo e alla violenza;
  • Sviluppare interventi specifici, dentro o fuori la scuola, rivolti a gruppi a rischio a causa di particolari condizioni sociali o economiche.

L’obiettivo centrale del Piano Nazionale della Prevenzione propone come elementi principali:

  • Rafforzare le capacità di resilienza e promozione dei processi di empowerment personali e sociali;
  • Identificare tempestivamente i soggetti con problemi emozionali e/o comportamentali e di disagio sociale.

2. Migliorare la salute mentale dei giovani

Il Piano Nazionale della Prevenzione definisce gli obiettivi di salute per la popolazione, le azioni e gli attori necessari per conseguirli.

Il Piano sottolinea la necessità di elaborare un intervento specifico per l’area infanzia e adolescenza che richiede una differenziazione dei percorsi di assistenza rispetto all’età adulta, individuando otto obiettivi specifici per garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA) per i disturbi neuropsichici in infanzia e adolescenza:

  1. Creazione di una rete regionale integrata e completa di servizi per la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva;
  2. Creazione di una rete regionale di strutture residenziali e semiresidenziali terapeutiche per il trattamento extraospedaliero dei disturbi psichiatrici gravi in preadolescenza e adolescenza, in stretta integrazione con i servizi territoriali;
  3. Definizione di percorsi di transizione verso i servizi per l’età adulta;
  4. Convergenza di interventi nello stesso nucleo familiare di un minore con disturbi neuropsichici e genitore/i con disturbi psichici e/o dipendenza patologica;
  5. Intervento tempestivo e integrato nei disturbi psichici gravi all’esordio e nelle acuzie psichiatriche in adolescenza;
  6. Identificazione precoce delle patologie neuropsichiche e conseguente trattamento tempestivo;
  7. Miglioramento dell’assistenza nei disturbi psichici dei minori sottoposti a provvedimento penale;
  8. Strutturazione di un adeguato sistema di monitoraggio.

Tra le azioni specifiche rivolte ai giovani ci sono:

  • Interventi di sensibilizzazione del territorio per l’individuazione precoce di segnali di rischio; raccomandazioni regionali finalizzate ad un miglioramento della specificità e dell’appropriatezza e del coordinamento degli interventi nell’ambito dell’acuzie psichiatrica in adolescenza, incluso il ricovero ospedaliero, e della loro integrazione e coordinamento; sperimentazione di modelli di intervento e/o di équipe integrate con i Dipartimenti di Salute Mentale, dipartimenti dipendenze, aree consultoriali nell'ambito di progetti finalizzati alla prevenzione e all'intervento precoce nelle psicosi e nei disturbi psichici gravi, fortemente integrate con i servizi.
  • Coordinamento e gestione integrata degli interventi per la salute mentale dei minori autori di reato; formazione specifica e mirata.

Più recentemente, a causa dell’epidemia da COVID-19, le prolungate misure di contenimento hanno ridotto i momenti di condivisione e incontro, gli spazi di partecipazione, di lavoro e di socialità. In questo inedito scenario emergenziale, i giovani sono stati tra i soggetti più penalizzati; si sono determinate gravi conseguenze sul loro benessere psico-fisico; acuiti disturbi e dipendenze; sono aumentate disuguaglianze e difficoltà nell’accesso ai diritti costituzionalmente garantiti, quali istruzione e assistenza sanitaria.

In Italia, il Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute mentale dell’ISS è stato attivo sin dalle prime fasi della pandemia, sia attraverso la partecipazione e la conduzione di studi, sia attraverso indagini valutative dello stato dei servizi disponibili per la popolazione.

Lungo questa direzione, sono stati messi in campo diversi progetti e azioni a più livelli.

Con il decreto della Sottosegretaria di Stato alla Salute del 26 gennaio 2021, è stato istituito il Tavolo nazionale sulla salute mentale. Il tavolo è operante presso la Direzione Generale della prevenzione sanitaria e ha durata triennale. Il lavoro del Tavolo è organizzato per gruppi tematici tra i quali quello relativo alla neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza che si intende ulteriormente rinforzare per portare gli interventi in materia ad un livello integrato e di sistema.

Il Tavolo ha i seguenti compiti: 

  • predisporre linee guida, linee di indirizzo e documenti scientifici, ivi compresi gli accordi sanciti in sede di Conferenza Stato-regioni e Conferenza unificata
  • verificare l’appropriatezza e la qualità dei percorsi di trattamento e riabilitazione erogati per i disturbi mentali.
  • individuare e affrontare, alla luce dei dati del Sistema informativo salute mentale, l’esistenza di eventuali criticità nei servizi territoriali e, a tal fine, elaborerà proposte per il loro superamento
  • proporre azioni operative e normative per favorire l’attuazione dei più appropriati modelli di intervento per la diagnosi, la cura e la riabilitazione psicosociale dei portatori di disagio psichico, finalizzati alla riduzione dei trattamenti sanitari obbligatori (TSO) e volontari, la contenzione meccanica e quella farmacologica/chimica.

Per quanto riguarda invece i progetti in itinere coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità è possibile far riferimento a:

  • Il progetto “Impatto della pandemia sulla salute mentale dei bambini e dei ragazzi”, di durata triennale, finanziato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, con il coordinamento scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità. Esso è stato attivato il 2 agosto 2021 e si pone la finalità di effettuare uno studio epidemiologico nelle scuole, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione (fascia d’età 6-10, 11-13 e 14-18 anni) e implementare un piano d'azione, basato sulle evidenze, per soddisfare i bisogni psicosociali e di salute mentale dei bambini e degli adolescenti vulnerabili durante la pandemia e dopo la pandemia. In particolare, verranno predisposti e messi in atto interventi generali a supporto della salute mentale per tutta la popolazione minore di età e interventi mirati per i soggetti a maggior rischio e/o in condizioni di fragilità, da rimodulare costantemente in base all’evolvere generale e locale della pandemia.
  • Il progetto “Effetti a medio termine della pandemia da SARSCoV-2 sul benessere psico-fisico degli adolescenti” (2021-2022) in collaborazione con le Università degli studi di Torino e di Padova. Esso prevede uno studio campionario su ragazzi di 11-15 anni per raccogliere informazioni sul benessere psico-fisico di un campione rappresentativo di adolescenti italiani a seguito della pandemia di COVID-19, rilevando eventuali differenze rispetto alle stesse tematiche in un periodo pre-pandemia (confronto con i dati della survey HBSC 2018) attraverso un questionario online, ottimizzato anche per i diversi device.
  • Il progetto “Monitorare la conoscenza, la percezione del rischio, i comportamenti preventivi e la fiducia per fornire informazioni sulla risposta alla pandemia” (2021), in collaborazione con Ufficio Europeo dell’O.M.S., IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, ASL Modena. Il progetto ha ricevuto un piccolo finanziamento dalla Fondazione Cariplo. Esso prevede la rilevazione su un campione stratificato della popolazione italiana dai 18 ai 70 anni (N=10.000) per ottenere dati rilevanti su aspetti relativi alla percezione del rischio, ai comportamenti adottati, agli atteggiamenti psicologici verso le campagne vaccinali, e su indici validati di benessere psicologico ecc, che saranno messi a confronto con le risposte ottenute in altri paesi europei.

Altri progetti avviati per indagare l’impatto della pandemia sulla salute mentale dei giovani sono:

  • La ricerca “I care” condotta presso l’Università degli Studi di Palermo, che evidenzia che durante il periodo di lockdown in Italia, ovvero tra marzo e maggio 2020, il 35% degli adolescenti abbia provato sentimenti di ansia e disagio, il 32% bassi livelli di ottimismo e il 50% basse aspettative per il futuro.
  • In linea con questi risultati, secondo uno studio condotto dal Comitato Italiano per l’ Unicef in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Roma Tre sul benessere psicologico delle famiglie durante il primo lockdown, c’è una generale maggiore preoccupazione da parte di entrambi i genitori per i figli maschi rispetto alle femmine, sulle scale di ritiro sociale (maschi: M=3.4; femmine: M=2.83), aggressività (maschi: M=8; femmine: M=6) e problemi di attenzione (maschi: M=5.7; femmine: M=4.4).
  • Particolarmente interessante è anche l’indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids (2020) che abbraccia un arco temporale più ampio in quanto sono state effettuate più rilevazioni: una durante il periodo di lockdown (aprile 2020) e un’ulteriore somministrazione ad ottobre 2020. Dalla prima rilevazione è emerso che il 30% dei genitori ha riscontrato nei figli un uso eccessivo dei social network, nel 25% dei casi sono emersi cambiamenti nell’alimentazione e nel ciclo sonno-veglia, nel 18% sono stati riportati isolamento e ritiro sociale, percentuale ancor più alta (25%) laddove vi sono figli preadolescenti. A ottobre 2020, periodo in cui le restrizioni sono tornate in modo prepotente nelle vite degli adolescenti, i genitori denunciavano un forte disinteresse per le attività quotidiane da parte dei propri figli (il 17% dei genitori di preadolescenti, il 18% dei genitori di adolescenti), con livelli più alti rispetto ai dati di aprile dello stesso anno ad indicare il persistere o addirittura l’incremento della situazione di disagio nel tempo.
  • Anche dal Rapporto Riscriviamo il futuro – Dove sono gli adolescenti? La voce degli studenti inascoltati nella crisi, pubblicato da Save the Children lo scorso gennaio per comprendere le opinioni, stati d’animo e aspettative degli studenti delle scuole superiori, emerge un quadro critico che fa suonare un campanello d’allarme, anche rispetto al rischio di dispersione scolastica. Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%). 

L’interesse per questa tematica ha toccato da vicino anche alcune regioni, la Regione Lazio, ad esempio, ha rappresentato la prima regione in Italia ad attivare un aiuto in più a giovani e famiglie per contrastare gli effetti del covid a livello psicologico e psichico con il potenziamento degli “Sportelli Ascolto”, grazie ad un finanziamento di 10,9 milioni di euro del Fondo FSE+ 2021-2027. La Regione introduce una serie di azioni che saranno realizzate nei prossimi tre anni (2022-2025), per rispondere alle problematiche delle ragazze e dei ragazzi a seguito della pandemia da Covid19. Un piano di interventi integrati e coordinati rivolto in primo luogo ai giovani, con attenzione alle fasce più fragili e in situazione di difficoltà anche familiare.

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