10.5 Gli animatori socioeducativi (Youth workers)
In questa pagina
- Riconoscimento a livello legislativo
- Formazione e riconoscimento delle competenze
- Mobilità degli animatori
Riconoscimento a livello legislativo
Al momento in Italia manca uno specifica legge sul riconoscimento e la regolamentazione degli animatori socioeducativi nel settore giovanile (youth worker), materia su cui è al momento in fase di discussione un disegno di legge.
Figure professionali nel campo dell’animazione
A fronte dell’assenza di una legislazione specifica a livello nazionale, la maggior parte delle Regioni riconosce e definisce a livello normativo una serie di figure professionali operanti in ambito educativo extra-scolastico. Si tratta di figure che hanno assunto diverse denominazioni, tra le quali ‘animatore di comunità’, ‘animatore sociale’, ‘animatore socio-educativo’, ‘tecnico delle attività di animazione’, ‘istruttore socio-educativo’. Da un lavoro di ricerca realizzato in una tesi laurea presso l’Università di Trento (Amanda Milan, 2018, relatore Prof. Davide Galesi)[1] emerge come queste figure siano presenti nella maggior parte dei repertori regionali delle figure professionali. Si tratta di figure inquadrate prevalentemente negli ambiti socio-sanitari e socio-assistenziali, oltre a focalizzarsi maggiormente sul lavoro con gli adolescenti (politiche e servizi per i minori).
Dal lavoro di ricognizione effettuato dall’Agenzia Nazionale Giovani nella sua ultima relazione annuale del 2019, attualmente sono 18 le Regioni che nei loro Repertori regionali includono queste figure professionali impegnate nell’animazione socio-educativa (mancano solo in Valle d’Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano). Queste figure professionali, comunque, non sono normalmente specializzate a livello formativo nel lavoro socio-educativo con i giovani, potendo lavorare anche con categorie sociali di diversa età (bambini, adulti, anziani ecc.).
La formazione degli animatori socioeducativi nelle Regioni
Sebbene non collegandosi esplicitamente alle politiche Europee sullo youth work, alcune Regioni avevano già inquadrato a livello legislativo il tema della formazione degli operatori impegnati nell’educazione non formale nel settore giovanile. Ad esempio, l’Emilia Romagna inserisce il tema della ‘formazione degli operatori pubblici e privati’ nella programmazione in materia di politiche giovanili (art. 3, c. 1, lettera c, Legge Regionale 14/2008). Similmente, anche la Provincia Autonoma di Trento inserisce tra gli interventi sostenuti dall’ente anche la formazione degli ‘animatori e gli operatori che lavorano, su base volontaria o professionale, con i gruppi e le associazioni giovanili’ (art. 2, lettera i, Legge Provinciale 5/2007).
Con la crescita di interesse verso il tema dello youth work declinato in prospettiva Europea, le Regioni Campania, Piemonte e Puglia hanno riconosciuto a livello legislativo il bisogno di avviare azioni specifiche di formazione degli youth worker. L’utilizzo della parola ‘youth worker’ nel testo in Italiano di queste leggi regionali denota un interesse specifico a cominciare a inquadrare questa figura nella cornice di policy costruita fino ad oggi a livello Europeo. In particolare, la Legge Regionale di politica giovanile della Campania considera la formazione degli youth workers (nella legge tradotti anche in ‘operatori socio-educativi’) come strumentale al miglioramento della qualità di servizi e progetti nel campo delle politiche giovanili (Legge Regionale 26/2016, art. 3, lettera c). Anche la Legge regionale di politica giovanile del Piemonte impegna la Regione a ‘riconoscere le buone prassi degli youth worker’ (Legge Regionale 6/2019, art. 1, lettera p), dedicando un articolo specifico della legge alla ‘figura dello youth worker’ (art. 15). Nel testo legislativo, le pratiche di youth work sono riconosciute sia sul versante della promozione dell’autonomia e delle capacità dei giovani (capitale umano e sociale, partecipazione, inclusione), sia su quello della prevenzione del disagio (‘cambiare eventuali comportamenti a rischio’), ambiti su cui la Regione si impegna a sostenere la formazione degli youth worker. Più recentemente, anche la Regione Puglia ha iniziato a inquadrare a livello legislativo la figura degli youth worker nel lavoro socio-educativo con gli adolescenti (L.R. 14/2020). L’art. 6, c. 1 della legge affida agli youth worker il compito di ‘garantire la relazione di prossimità con gli adolescenti, al fine di assicurare un miglioramento personale e di conseguenza della società futura’. Inoltre la Regione si impegna a sostenere la formazione degli youth worker attraverso percorsi formativi volti ad ‘acquisire le competenze e le capacità necessarie e utili ad ampliare la partecipazione giovanile, accrescere l’autonomia e l’inclusione dei giovani nella società e rafforzare le organizzazioni giovanili’ (art. 6, c. 2).
Formazione e riconoscimento delle competenze
In attesa che l’offerta formativa delle Università Italiane includa un percorso formativo specifico specializzato nel lavoro socio-educativo nel settore giovanile, alcune Regioni hanno mosso i primi passi verso l’avvio di percorsi formativi professionalizzanti per youth worker. Ad esempio, dal tavolo di partecipazione del programma di politica giovanile Giovanisì della Regione Toscana, nasce il percorso formativo Youth worker di nuova generazione realizzato nel 2017 con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto, scambio, riflessione e progettazione sulla figura dell’animatore socio-educativo giovanile. Il percorso si è articolato in 4 incontri tematici locali e un evento conclusivo a Firenze. Gli incontri tematici si sono focalizzati sulle competenze dello youth worker, le professioni emergenti nel campo del lavoro socio-educativo con i giovani (es. innovatori sociali, makers ecc.), il ruolo specifico dello youth worker di accompagnamento al percorso di crescita dei giovani.
Uno specifico progetto formativo per youth worker è stato previsto nel Piano triennale 2018-2020 di programmazione nel settore delle politiche giovanili della Regione Campania. Si tratta del progetto ‘Sviluppo dei servizi nel campo delle politiche che interessano i giovani anche tramite la formazione di Youth workers’, finanziato con 500.000 euro provenienti dal POR Campania FSE 2014-2020[2]. Questo progetto si articola in tre linee di intervento: identificazione e inserimento della figura dello youth worker nel repertorio regionale delle qualifiche professionali; definizione di un sistema di validazione e certificazione delle competenze degli youth worker; attivazione di strumenti e percorsi formativi. Rispetto alla formazione, accanto alla previsione di micro-interventi diffusi (seminari, visite studio, open day, barcamp ecc.), è previsto il lancio di un Master per lo sviluppo di competenze specifiche di youth work.
Infine, l'Agenzia Nazionale Giovani ha promosso un master universitario specificamente dedicato agli youth workers offerto dall'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. La selezione per il Master di primo livello per Youth Worker è stata avviata nel novembre 2020 e si è conclusa il 13 dicembre 2021. Il Master è stato condotto da professori, ricercatori, coordinatore dell’Università Suor Orsola Benincasa, da ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, da responsabili ed esperti dell’Agenzia Nazionale per i Giovani e di altre Amministrazioni ed Enti, ha previsto un percorso di formazione di 1500 ore con il conseguente rilascio di 60 CFU, si è svolto in modalità e-learning ed è stato rivolto a 28 partecipanti.
Altre iniziative formative e di promozione del riconoscimento dello youth work realizzate dall’Agenzia Nazionale Giovani sono:
- Il Tavolo di lavoro sullo youth work, la cui prima riunione si è tenuta il 31 gennaio 2022. Esso è stato istituito grazie all’ANG per sostenere il riconoscimento della figura dello Youth Worker, anche per dar seguito alle conclusioni enunciate nella “dichiarazione finale di Bonn”. Il tavolo è finalizzato all’approfondimento, studio e analisi della figura dello Youth Worker con particolare riferimento al contesto nazionale, al fine di elaborare piani d’azione e strategie da condividere nelle opportune sedi europee.
- eventi formativi, es. la conferenza internazionale Recognise-it a Napoli nell’aprile 2019, l’evento Stra-ordinarie storie di educazione non formale realizzato a ottobre 2017 a Palermo, il corso Replay:Take a step back to take a step forward sul quadro europeo delle competenze dello youth work svolto a Bari tra maggio e giugno 2019
- laboratori di scambio formativo tra animatori, ad esempio la Toolfair italiana, evento annuale che si tiene dal 2014 come incontro di peer-learning aperto a educatori, formatori e animatori socioeducativi in cui ci si scambia metodi, strumenti e pratiche di educazione non formale
- progetti in partenariato con Agenzie Nazionali Giovani di altri Paesi UE che coinvolgono gli animatori socioeducativi a livello territoriale, ad esempio l’Accademia Europea di Youth Work (EAYW) in Slovenia, e il progetto Europe Goes Local nel quale l’agenzia ha partecipato alla mappatura dello youth work a livello locale e coordinato il processo partecipativo territoriale per l’elaborazione della Carta Europea dello Youth Work a livello Locale (8 eventi e circa 200 partecipanti)
Anche le organizzazioni del settore giovanile in Italia hanno organizzato eventi formativi volti a sostenere lo sviluppo delle competenze di youth work finanziati dai programmi Europei (Youth in Action, Erasmus Youth). Dal 2010, nel database degli eventi formativi SALTO risultano 199 corsi e seminari formativi realizzati da organizzazioni Italiane.
Sebbene non abbiano ancora trovato un inquadramento specifico ancorato alle politiche Europee in materia di youth work, alcune modifiche apportate dal d.lgs. 40/2017 al Servizio Civile Universale hanno avviato un potenziale percorso di riconoscimento dell’animazione socio-educativa rivolta ai giovani volontari. Oggetto di attenzione, in particolare, è l’Operatore locale di progetto, ovvero la figura incaricata di accompagnare l’esperienza di volontariato del giovane. Nello specifico, un decreto del 2017 e le successive circolari operative emanate dal competente Dipartimento[3], hanno disposto un quadro più dettagliato di requisiti organizzativi richiesti alle organizzazioni che ospitano giovani volontari, tra i quali rientra anche la disponibilità di competenze educativo-formative specifiche. In particolare, questi nuovi provvedimenti inquadrano il ruolo e le competenze degli ‘Operatori locali di progetto’ (Olp), a partire da quanto stabilito da una precedente circolare del 2009. Richiamando la duplice finalità del servizio civile di realizzare un progetto di utilità sociale e, nel contempo, di offrire ai volontari un’esperienza formativa, la circolare richiama gli enti a chiarire ‘con chi il volontario dovrà operare’ e in che modo questo verrà ‘messo in condizione di imparare facendo da qualcuno più esperto di lui, con il quale stabilisce un rapporto da apprendista a maestro’ (Circolare 17 giugno 2009, p. 5-6). Oltre ad accompagnare i giovani volontari secondo una logica di apprendistato, le linee guida richiamano la necessità di assicurare che l’Olp sia in possesso delle capacità di attivare una relazione educativo-formativa con i volontari, ad esempio prevedendo moduli formativi sulla gestione dei gruppi, la comunicazione, e la gestione del conflitto. Inoltre, il ruolo formativo dell’Olp contribuisce alle finalità complessive del Servizio Civile, ovvero ‘contribuire alla formazione civica, sociale, culturale’ dei giovani volontari, quindi incidere anche su attitudini, orientamenti valoriali e competenze riguardanti il senso civico, la solidarietà sociale e la cittadinanza attiva.
I corsi di formazione per gli Olp sono organizzati su tutto il territorio nazionale da enti accreditati dal Dipartimento. Dal 2006, a seguito del D. Lgs. 77/2002, possono erogare questi corsi anche le Regioni e Province Autonome.
Anche se non esiste un percorso formativo universitario specifico per youth workers, il principale riferimento rimane il Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione. Fino a poco fa, tuttavia, il lavoro educativo in contesti non formali (quindi, anche l’animazione socio-educativa giovanile) non richiedeva formalmente il possesso di un titolo di laurea, obbligo introdotto da un recente intervento legislativo per chi intenda acquisire la qualifica di educatore professionale (Legge 205/2017, commi 594-601). Sebbene non esclusivamente mirata alle figure professionali operanti nel campo specifico dell’animazione socio-educativa rivolta ai giovani, questa legge regolamenta l’attività professionale di educatori operanti in ‘qualsiasi attività svolta in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita’ (Legge 205/2017, art. 1, c. 594). Man mano che questa legge entrerà a regime (per chi già operava in ambito educativo senza un titolo di studio universitario sono previste procedure abilitanti agevolate), l’acquisizione di un titolo universitario dovrebbe diventare in linea di principio un requisito necessario per poter lavorare con una specifica qualifica professionale anche nel campo dell’animazione socioeducativa rivolta ai giovani.
Prima che si avviassero le prime iniziative sulla formazione degli youth worker, l’unica opportunità per specializzarsi nel lavoro socio-educativo con il giovani è stato il lavoro sul campo. In alcuni casi, la formazione degli educatori è stata curata in modo autonomo dalle organizzazioni di appartenenza. Ad esempio, tra i sistemi di formazione autonomi, quello della Chiesa Cattolica è tra i più consolidati e capillarmente diffusi sul territorio nazionale. In questo caso, l’azione educativa, denominata Pastorale Giovanile, è strettamente integrata con l’insegnamento di una specifica religione (catechesi) e con l’adesione al suo credo (fede). Le figure educative impegnate nella pastorale giovanile svolgono un ruolo in diversi spazi gestiti direttamente o indirettamente dalle organizzazioni religiose Cattoliche, quali gli oratori parrocchiali, le associazioni educative (es. Azione Cattolica per ragazzi e giovani), i centri sportivi (es. le Polisportive Giovanili Salesiane, il CSI -Centro Sportivo Italiano). Ad esempio, oltre alla formazione alle diverse discipline sportive, il CSI organizza progetti estivi dedicati alla formazione religiosa (pastorale giovanile sportiva) e alla formazione degli operatori (istruttori, tecnici, animatori, educatori). Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana svolge un ruolo di indirizzo delle attività educative giovanili realizzate a livello territoriale dalle singole Diocesi. L’Azione Cattolica, tra le principali associazioni educative della Chiesa Cattolica, ha attivato un Laboratorio nazionale della formazione a supporto della formazione degli educatori impegnati con i gruppi di adolescenti e giovani.
La formazione e il ruolo degli animatori ed educatori giovanili riveste importanza anche in altre confessioni religiose. Ad esempio, nelle Chiese Valdesi e Metodiste l’animazione giovanile si pone l’obiettivo di ‘osservare la realtà giovanile presente sul territorio e all'interno delle chiese, cogliendo i bisogni e le esigenze dei giovani’, curando attività di educazione religiosa, spazi di scambio interculturale e intergenerazionale, e servizi alla comunità. Inoltre, come gli oratori nella Chiesa Cattolica, anche nelle Chiese Valdesi Metodiste operano Centri Giovanili con funzione sociale ed educativa rivolti a bambini, adolescenti e giovani, es. Agape Centro ecumenico (Prali, Torino), Ecumene Centro per la gioventù (Velletri, Roma), Centro evangelico battista di Rocca di Papa (Roma), Adelfia Centro giovanile evangelico (Scoglitti, Ragusa). Anche le Comunità Ebraiche curano attività specifiche a supporto della formazione degli educatori giovanili. Ad esempio, la Comunità Ebraica di Roma ha attivato un Dipartimento Educativo Ufficio Giovani, il quale si definisce come ‘un’agenzia di Educazione Non Formale’ a supporto dei giovani e di chi è impegnato nel lavoro educativo. L’Agenzia organizza percorsi formativi rivolti a giovani animatori ed educatori, formandoli come agenti di ‘trasmissione di un’identità e di un’educazione ebraica’ Inoltre, l’ufficio supporta la creazione e gestione di servizi ludico-didattici per l’infanzia, e l’adolescenza.
Infine, la formazione degli educatori è una funzione chiave nella vita delle organizzazioni scout. La formazione dei capi Agesci e Cngei, le due principali associazioni scout in Italia, viene promossa dai gruppi locali nel rispetto di un iter di formazione uniforme a livello nazionale (si veda la sezione sulla Formazione dei Capi Agesci e dei Capi Cngei nella piattaforma ScoutWiki).
Le uniche iniziative di incontro, scambio e networking tra youth worker realizzate o finanziate da autorità pubbliche a livello nazionale sono quelle indicate nel paragrafo precedente.
[1] Milan A. (2018), Youth Work tra Italia e Europa. A che punto siamo?, in DoDo, Rivista di politiche per la gioventù, Eurodesk Italy, https://www.eurodesk.it/sites/default/files/imce/users/user1/dodo_a2_n2_06.2018.pdf
[2] Asse: I Occupazione Obiettivo specifico: 5 Azione: 8.7.7 “Azioni di comunicazione e di animazione territoriale relative alla disponibilità dell'offerta dei servizi” Anno 2019-2020
[3] In particolare, ci si riferisce alle seguenti circolari: Circolare 9 maggio 2018 “Testo coordinato e integrato della circolare 3 agosto 2017 “Albo degli enti di servizio civile universale. Norme e requisiti per l’iscrizione” e della circolare12 dicembre 2017 “Integrazione alla circolare 3 agosto 2017”; Circolare 9 dicembre 2019 recante “Disposizioni per la redazione e la presentazione dei programmi di intervento di servizio civile universale - Criteri e modalità di valutazione”
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