8.10 Dibattiti e riforme culturali

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1. Prossimi sviluppi politici 
2. Dibattiti in corso  

Prossimi sviluppi politici 

Nell’ambito delle novità normative afferenti al tema della cultura con particolare riguardo ai giovani si inserisce la riorganizzazione del MIUR, attraverso la sua scissione in due dicasteri distinti: uno preposto alla gestione delle competenze relative al mondo della scuola, primaria e secondaria (MI) e un altro preposto alla cura dei pubblici interessi in ambito universitario (MUR). 

Reintroduzione dell’educazione civica – educazione alla cittadinanza attiva e digitale.

Nel 2020, il Ministero dell’Istruzione ha emesso linee guida 
(https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf/8ed02589-e25e-1aed-1afb-291ce7cd119e?t=1592916355306) per la reintroduzione dell’insegnamento dell’educazione civica in tutti i gradi dell’istruzione a partire dalla scuola per l’infanzia a partire dall’anno scolastico 2020-2021. Tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale. 

Fondo giovani per la cultura

Alcune novità normative sono state adottate nell’ambito delle misure finalizzate al sostegno e al rilancio dell’economia in conseguenza della emergenza COVID-19, nel 2020. All’art. 24 del D.L. 104/2020 sono state dettate misure urgenti per la tutela del patrimonio culturale e per lo spettacolo. Nello specifico, sono state previste nuove procedure concorsuali per l’assunzione di personale per lo svolgimento delle funzioni di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio delle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio.

Per favorire l'accesso dei giovani alle professioni culturali e sostenere le attività di tutela e valorizzazione dei beni culturali, è stato rifinanziato un fondo ridenominato “Fondo Giovani per la Cultura (https://media.beniculturali.it/mibac/files/boards/22806a1db3bce512b05a8bad7b437f30/Decreto%20Dg-ERIC%20n.177%20del%201%20giugno%202021%20integrazione%20decreto%20assegnazione%20sedi.pdf)”(già previsto dalla precedente normativa ma solo in via temporanea).

Dibattiti in corso  

Dibattito università-mondo del lavoro

Il principale dibattito in materia di rapporto tra giovani e cultura, intesa in senso ampio, riguarda il gap esistente tra le competenze e le abilità acquisite attraverso la formazione universitaria e post-universitaria e le abilità richieste ai fini di un rapido e adeguato inserimento nel mondo del lavoro. La critica diffusa è che la formazione accademica, soprattutto nelle materie umanistiche, sia eccessivamente teorica, a discapito della necessità delle imprese e dei soggetti datoriali (pubblici e privati) di avvalersi di lavoratori in grado di gestire processi produttivi. La questione si è riproposta all’indomani della successione alla cattedra di Rettore dell’Università Federico II di Napoli: la stampa ha interrogato esponenti dell’imprenditoria locale affinché indicassero alcuni obiettivi prioritari per il futuro rettore dell’Università. Tra i punti principali è stata evidenziata la necessità che alla teoria venga aggiunta l’esperienza sul campo, incrementando stage e tirocini all’interno delle aziende, con particolare riferimento alle esigenze specifiche delle PMI. D'altra parte, però, si è sempre più denunciata la tendenza a imporre valori di produzione al lavoro accademico e intellettuale, costringendo chi lo svolge in condizioni di superlavoro, soprattutto i giovani, i ricercatori e coloro che occupano posizioni più precarie. Questo fenomeno si è aggravato durante la pandemia, in particolare con la massiccia transizione allo smart working, che nella maggior parte dei casi non è avvenuta con un'adeguata educazione e transizione, ma solo per far fronte all'emergenza. Questo ha causato molti casi di burnout ma anche di violazione della vita privata delle persone, con la scomparsa dei confini tra lavoro e vita privata. Molti credono che questo sia causato da "l'ossessione per la produttività" che si sta diffondendo anche attraverso l'Università e che sta spingendo le persone a lavorare di più invece di lavorare meglio, come affermato in molti articoli e opinioni (https://educationaround.org/blog/2021/11/22/overwork-e-accademia-una-relazione-tossica/).

Dibattito “fuga dei cervelli”

Un altro acceso dibattito è legato al fenomeno della cosiddetta “fuga dei cervelli”: la tendenza dei giovani istruiti e formati in Italia a trasferirsi all'estero per inseguire migliori opportunità di lavoro, per avere stipendi più alti o per svolgere lavori più adatti alle loro aspirazioni individuali o ai loro studi.

Dibattito precarietà professionisti della cultura

Tra gli altri dibattiti in corso è possibile menzionare quello relativo alla precarietà dei lavoratori nel settore creatività, cultura e spettacolo. La ricerca annuale “Io sono cultura 2019” evidenzia nell’anno 2018 una crescita per il settore creativo e culturale italiano, ma ancora condizioni lavorative precarie, come emerge dal rapporto della Fondazione Centro Studi Doc. La precarietà lavorativa nel settore della cultura e dello spettacolo è evidenziata anche dalla ricerca “Vita da artisti” (realizzata nel 2017 dalla fondazione Di Vittorio, con il supporto di SLC-CGIL) e dallo studio transeuropeo (ma con focus su singoli Paesi, tra cui l’Italia) 2016-2018, “IndependentWorkers and Industrial Relations in Europe” (co-finanziato dalla Commissione Europea e realizzato da I-Wire). Dal 2020, con la pandemia da COVID-19, il settore della creatività, della cultura, del turismo culturale e dello spettacolo ha riportato gravi problemi da un punto di vista occupazionale. I dati raccolti dall’inchiesta “Cultura e lavoro ai tempi di COVID-19”, condotta dal movimento e associazione ‘Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali’ mostrano le problematiche ripercussioni che il virus ha avuto sulla vita dei professionisti. Il cd. “Decreto Rilancio” ha previsto alcune misure per i lavoratori del mondo dello spettacolo. Il Fus https://temi.camera.it/leg18/post/il_fondo_unico_per_lo_spettacolo.html  (Fondo unico per lo spettacolo), per esempio, è stato ampliato da 130 milioni a 245 milioni di euro e sarà di 50 milioni per anno a partire dal 2021 e fino al 2050. Sono nate anche associazioni (“La musica che gira”, per citarne una, con produttori, artisti vari, tecnici, etichette discografiche, ecc.) impegnate a chiedere alle istituzioni parità di accesso alle misure di sostegno per tutti i professionisti della cultura che operano nel settore musicale.

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