6.7 Competenze per l’innovazione
In questa pagina:
- L’innovazione nell’istruzione
- Promuovere l’innovazione attraverso l’educazione non formale e informale e l’animazione socioeducativa
In Italia è previsto il rilascio di una certificazione delle competenze per gli studenti che completano il ciclo decennale dell’obbligo scolastico coincidente col termine del secondo anno delle scuole secondarie di secondo grado. Nel processo che porta alla certificazione sono coinvolte tutte le discipline scolastiche. Il modello prevede che si debba indicare il livello raggiunto per ciascuno dei seguenti assi: asse dei linguaggi (lingua italiana, lingua straniera, altri linguaggi); asse matematico; asse scientifico-tecnologico; asse storico-sociale. A questo si aggiunge una valutazione delle competenze trasversali (personali, comunicative, cognitive, organizzative) che sono state acquisite nel percorso formale di studio e nelle esperienze informali ad esso connesse. Per ciascuno degli ambiti viene specificato il livello conseguito, distinto in: livello base, livello intermedio, livello avanzato.
All’interno del sistema scolastico italiano un ambito nel quale è stato promosso il valore dell’apprendimento non formale con itinerari formativi chiaramente definiti e integrati nel percorso curricolare è quello dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL). Essa ha ricevuto in forte impulso con la legge 107/2015 (‘La Buona scuola’) che ha reso obbligatorio l’inserimento dello studente in esperienze formative sul campo presso un ente pubblico, un’azienda, una realtà di terzo settore. Negli Istituti tecnici e professionali, l’esperienza ha una durata complessiva, nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei Licei, una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio.
La legge di Bilancio 2019 ha disposto la ridenominazione dei percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, in Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) e, a decorrere dall’anno scolastico 2018/2019, sono attuati per una durata complessiva rideterminata in ragione dell’ordine di studi (Licei, Istituti tecnici e Istituti professionali) Nell’arco del triennio finale, i Percorsi avranno una durata complessiva non inferiore a 210 ore per gli istituti professionali; non inferiore a 150 ore negli istituti tecnici; non inferiore a 90 ore nei licei. Quale principale portata innovativa dei PCTO si evidenzia la forte rilevanza delle finalità orientative dei percorsi e l’obiettivo di far acquisire ai giovani in via prioritaria le competenze trasversali utili alla loro futura occupabilità, in qualsiasi campo di inserimento lavorativo, nella prospettiva dell’apprendimento permanente quale garanzia di permanenza sul mercato anche in ipotesi di riconsiderazione delle scelte effettuate.
Alla fine è prevista la valutazione degli esiti delle attività dei PCTO e della loro ricaduta sugli apprendimenti disciplinari e sulla valutazione del comportamento. I risultati finali della valutazione operata dall’Istituzione scolastica vengono sintetizzati nella certificazione finale delle competenze acquisite dagli studenti.
Promuovere l’innovazione attraverso l’apprendimento non formale e informale e l’animazione socioeducativa
In riferimento a questi profili in Italia sono presenti iniziative top-down e bottom-up orientate a graduale riconoscimento del valore dell’apprendimento non formale e informale. Alcune di esse si basano su finanziamenti pubblici e sono promosse in collaborazione con Istituti Scolastici e Università. Altre sono il frutto di proposte dal basso avanzate da animatori socioeducativi che lavorano sul tema dell’innalzamento delle competenze (es. associazioni, cooperative).
Un ambito nel quale la scuola italiana sta promuovendo iniziative (a volte integrate nei PCTO) in tema di apprendimento non formale orientato all’innovazione riguarda le attività di Service Learning (SL). Si tratta è una proposta pedagogica, metodologica e didattica che consente allo studente di apprendere (Learning) attraverso il servizio alla Comunità (Service), ossia di imparare misurandosi con i problemi realmente presenti nel proprio contesto di vita. La valenza educativa dei progetti di SL, in termini di crescita personale, motivazione allo studio, livelli di competenza e di autostima, e l’acquisizione di comportamenti socialmente pro-attivi ha portato il Ministero dell’Istruzione a realizzare una sperimentazione nazionale e a promuovere la costituzione di reti di scuole del Service-Learning in tutte le Regioni italiane. Durante le attività di Service Learning è prevista la valutazione delle competenze acquisite. Si prevede una valutazione in itinere (osservazione situazionale), che potrà essere svolta attraverso l’impiego di rubriche di valutazione con indicatori riferibili anche all’acquisizione delle soft skill (che non di rado costituiscono uno degli obiettivi principi delle azioni di progetto SL). Inoltre si realizza una valutazione conclusiva, all’interno della quale potranno confluire gli esiti di una autovalutazione strutturata e dell’impatto sulla comunità di riferimento.
L'Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) mira a creare opportunità da offrire alle ragazze e ai ragazzi, in risposta alle crescenti esigenze di sviluppo e mobilità sociale e geografica dei giovani e delle organizzazioni. La sua mission è perseguita sia a livello nazionale che europeo, nell’accezione più ampia e globale, promuovendo l’accesso dei giovani ad esperienze diversificate: attraverso canali di educazione non formale, includendo una varietà di attività come il volontariato, le iniziative nel campo dello sport e della partecipazione attiva, con la centralità del ruolo dei giovani e la loro cittadinanza consapevole. I programmi europei Erasmus+, Gioventù e Corpo europeo di solidarietà di competenza dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, offrono una metodologia di apprendimento come l’educazione non formale: attraverso workshop, case study, attività volte alla socializzazione e alla solidarietà si dà ai partecipanti la possibilità non solo di acquisire nozioni prettamente tecniche ma anche di sviluppare abilità interpersonali. Al centro delle attività progettuali dell’ANG c’è l’educazione non formale, e il lavoro degli animatori socio-educativi (Youth Worker). Lo youth work si basa su processi di apprendimento non formale e informale e sui principi della partecipazione volontaria e attiva dei giovani; si riferisce ad un’ampia gamma di attività di carattere sociale, culturale, educativo, ambientale, svolte con e per i giovani e incentrate sui loro bisogni ed abilità (cfr. capitolo 10).
Punto di riferimento istituzionale per coordinare e realizzare azioni destinate a giovani (dalla maggiore età) e ad adulti che favoriscano l’innalzamento dei livelli di istruzione e il consolidamento delle competenze chiave per l’apprendimento nell’intero corso della vita, sono le ‘reti territoriali per l’apprendimento permanente‘. Esse costituiscono le strutture portanti del sistema dell’apprendimento permanente che consente di prendersi carico di persone in formazione con azioni di accoglienza, orientamento e accompagnamento. Nodi importati di queste reti sono i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) che oltre ad esse istituzioni scolastiche di secondo grado che erogano percorsi di istruzione degli adulti di secondo livello, sono dotati di un’unità formativa che opera per ampliare l’offerta formativa stipulando accordi con gli enti locali e altri soggetti pubblici e privati, con particolare riferimento alle strutture formative accreditate dalle Regioni; si tratta di iniziative per potenziare le competenze di cittadinanza e quindi l’occupabilità della popolazione. Le reti territoriali comprendono l'insieme dei servizi di istruzione, formazione e lavoro collegati alle strategie per la crescita economica, l’accesso al lavoro dei giovani, la riforma del welfare, l'invecchiamento attivo, l'esercizio della cittadinanza attiva, anche da parte degli immigrati. Allo sviluppo delle reti territoriali per l’apprendimento permanente concorrono, tra gli altri, le Università attraverso i Centri per l’Apprendimento Permanente, le imprese, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura nonché i Centri per l’Impiego, le Parti Sociali e gli Enti Locali. Le reti territoriali per l’apprendimento permanente assicurano il sostegno alla costruzione, da parte delle persone, dei propri percorsi di apprendimento formale, non formale e informale, il riconoscimento di crediti formativi, la certificazione degli apprendimenti comunque acquisiti, la fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita.
In tema di sviluppo di competenze proiettate all’innovazione si ricordano poi i Laboratori territoriali per l'occupabilità (istituiti dalla legge 107/2015). Si tratta di spazi scolastici aperti al territorio, che possono essere realizzati anche in spazi esterni alle scuole e che sono attivi oltre l'orario scolastico. Laboratori intesi come luoghi di incontro, di sperimentazione tra vecchie e nuove professioni e di pratica dell'innovazione in tutte le sue espressioni (tecnologica, sociale e individuale). I Laboratori per l’occupabilità sono sostenuti da una specifica linea di finanziamento del MIUR che ha messo a disposizione 45 milioni di euro (con un contributo massimo di € 750.000 per ciascun laboratorio) per reti di scuole anche di ordine e grado diversi, cui possono aderire enti pubblici, enti locali, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori e imprese private. Dopo una procedura di selezione dei 529 progetti arrivati da tutta Italia, nel giugno del 2016, il MIUR ha individuato i 58 progetti vincitori. Le proposte progettuali hanno riguardato soprattutto il coinvolgimento sia degli studenti inseriti nei percorsi formali di istruzione e formazione, sia dei NEET (Not engaged in Education, Employment or Trayning) e sono stati finalizzati a favorire la conoscenza, l’inserimento e il reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro mediante la valorizzazione delle specificità e delle vocazioni di ciascun territorio.
I temi dell’apprendimento in situazione e della condivisione di idee e progettualità trovano un’importante applicazione nelle proposte formative del cosiddetto ‘movimento dei maker’ che unisce persone di diversa formazione che sono interessate ad apprendere capacità tecniche e la loro applicazione creativa con lo scopo di inventare soluzioni innovative. Tutto ciò con una metodologia didattica fondata su inclusività e uguaglianza nell’apprendimento. L'Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire), ente di ricerca del Ministero dell'Istruzione italiano, dal 2014, sostiene il progetto di ricerca Maker@Scuola: Nuove Tecnologie per la Didattica che studia le specificità del ‘modello maker’ per il mondo della scuola e come le innovazioni possano contribuire all'evoluzione del modello didattico. L’obiettivo è quello di verificare se gli strumenti innovativi sperimentati in classe e le metodologie didattiche ispirate al modello di apprendimento ‘maker’, siano in grado di contribuire al superamento dei metodi di istruzione tradizionale frontale e sostenere una più attuale didattica innovativa in cui gli alunni diventano i protagonisti del proprio apprendimento. L’inserimento nel programma didattico di attività di tipo ‘Maker’ è in grado di potenziare lo sviluppo delle competenze logico-matematiche, scientifiche, linguistiche, e soprattutto di far emergere le meta-competenze e le soft-skills.
In anni recenti si è costituita la rete del progetto Social Innovation Citizen (SIC), nato per iniziativa dell’Agenzia Nazionale per i Giovani in collaborazione con l’Associazione ItaliaCamp. Essa è un punto di riferimento per le giovani generazioni interessate a diventare protagoniste dello sviluppo dei processi di innovazione locale attraverso il dialogo con i cittadini, le istituzioni, le imprese, il mondo accademico, il terzo settore anche allo scopo di stimolare l’autoimprenditorialità. Sono stati creati dei laboratori permanenti di innovazione a partire da quattro città italiane (Firenze, Matera, Messina, Torino) che, a livello pilota, sono state toccate da un Road Tour e che ha favorito i primi esperimenti di innovazione sociale dei SIC. In ogni tappa sono stati approfonditi diversi temi: sharing economy, innovazione culturale, trasformazioni urbane e riuso di spazi dismessi. I quattro focus scelti sono stati identificati come priorità su cui lavorare per rafforzare le piattaforme collaborative, ed in particolare l’uso del crowdfunding civico, per promuovere un finanziamento collettivo e partecipativo di opere e progetti pubblici da parte di cittadini, associazioni, imprese ed enti come opportunità concreta di poter realizzare progetti di interesse per la collettività e di generare un impatto sociale sul territorio. Creare degli spazi di condivisione per dare vita a degli spazi di opportunità, per promuovere dei nuovi modi di lavorare, creare, vivere e migliorare le proprie competenze.
Nel campo dell’innovazione si registra l’attività dell’Associazione Nazionale Giovani Innovatori (ANGI), è la prima organizzazione nazionale no profit interamente dedicata al mondo dell’innovazione, in ognuna delle sue forme. Creata col supporto dell’Unione Europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Intergruppo Parlamentare Innovazione e col sostegno di importanti esponenti della società civile, l’associazione ha gettato solide basi per il perseguimento della sua mission. L’ANGI ha promosso 10 tavoli tecnici sull’innovazione, e ai suoi eventi hanno partecipato 1500 persone partecipanti in 8 manifestazioni nazionali. Al suo interno è attivo il primo Osservatorio Nazionale interamente dedicato ai Giovani e all’Innovazione, con focus sui numeri dell’ecosistema italiano e delle politiche pubbliche italiane ed europee a sostegno delle nuove generazioni e dell’innovazione tecnologica.
Sui temi dell’educazione non formale è attiva la rete italiana dei CEMEA – Centri di esercitazione dei metodi di educazione attiva, inserita nella rete internazionale. I CEMEA italiani sono collegati nella Federazione Italiana dei CEMEA (FITCEMEA), Ente accreditato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. La FITCEMEA porta avanti progetti nazionali e internazionali relativi all’educazione formale e non formale. Sugli stessi temi il Consiglio Nazionale dei Giovani (cfr. capitolo 5.3) nel 2017 ha lanciato ‘Si scrive non-formale, si legge competenze’. Una campagna con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’educazione non formale, indagare se i giovani attivi nel mondo dell’associazionismo giovanile siano consapevoli delle competenze acquisite nei processi di apprendimento non formale e se le loro competenze siano state valorizzate nel mercato del lavoro.7
Un interessante ambito nel quale rilevare il divenire formativo che coinvolge gli apprendimenti non formali è quello che dei contesti di Coworking, FabLab, officine formative, atelier creativi.
Si tratta di esperienze in crescita che spesso puntano sulla coesistenza dell’apprendimento formale e non formale utili alla crescita professionale per i coworkers che usufruiscono di spazi di condivisione dotati di attrezzature che consentono di avviare sperimentazioni sul piano dell’innovazione tecnologica.
In Italia non esiste una legge nazionale che disciplini questi spazi di apprendimento anche se a questi guardano con interesse le istituzioni scolastiche, i centri di formazione tradizionali e il mondo dell’impresa. Molti progetti sono cofinanziati da Regioni, Comuni, Fondazioni e aziende. L’interesse crescente verso questi spazi di lavoro ha portato lo stesso Ministero dell’istruzione a stanziare finanziamenti per importante in ambito scolastico questa metodologia, trasformando i laboratori didattici presenti nella scuole in Fablab (Es. Bando Miur Atelier Creativi).
Recenti proposte indicano come innovativa la tecnologia Blockchain che può essere impiegata anche come sistema di tracciamento delle esperienze formative compiute da un giovane che vengono trasmesse attraverso una catena condivisa in grado di registrare titoli, attività, relazioni, immagazzinandole in modo che siano sempre accessibili e evidenziabili (p.e. Diplo.me di Cimea). Consente di registrare la reale partecipazione e gli esiti di un percorso di studi o di un’esperienza di formazione, di renderlo visibile e richiamabile, testimoniabile e riconoscibile, grazie alle strutture che lo rilasciano. Il Progetto LIRAX, nato nel 2018, consiste in una piattaforma Blockchain, specializzata in certificazione e tracciabilità che rende possibile l’esecuzione di una certificazione affidabile ed indipendente del contenuto dei dati in un momento legato ad una particolare identità. Questa certificazione viene eseguita tramite Blockchain, creando una pista di controllo che non può mai essere modificata, con un consenso sulla autenticità del contenuto attraverso più versioni della pista di controllo, create tra molti nodi.
Una importante iniziativa di contrasto alle disuguaglianze educative e di promozione del protagonismo giovanile rivolto all’innovazione è quella proposta dalla Fondazione Con il Sud nata da un protocollo di intesa firmato nel 2005 dal Forum Permanente del Terzo Settore e dall'Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, con l'adesione di Compagnia di San Paolo, Consulta Nazionale Permanente del Volontariato presso il Forum, Convol - Conferenza Permanente Presidenti Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato, Csv.net - Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione - Co.Ge. La Fondazione ha tra i suoi ambiti d’intervento lo sviluppo del capitale umano di eccellenza, per attrarre i ‘cervelli’ e valorizzare i talenti soprattutto nelle regioni del sud Italia. Dalla sua nascita ha sostenuto oltre 800 iniziative, tra cui la nascita delle prime 5 fondazioni di comunità meridionali (nel Centro storico e nel Rione Sanità a Napoli, a Salerno, a Messina e nella Val di Noto), coinvolgendo 5.000 organizzazioni tra non profit, enti pubblici e privati, e più di 280 mila cittadini, soprattutto giovani (43% minori), ‘destinatari diretti’ degli interventi. Nel 2016 la Fondazione ha avviato un’iniziativa per il contrasto della povertà educativa minorile, gestita dall’Impresa sociale Con i Bambini (totalmente partecipata dalla Fondazione stessa), giunta oggi alla terza edizione.
Tra gli altri programmi e bandi di rilievo nazionale si segnalano le attività del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il Fondo per le politiche giovanili, istituito con l’art. 19 del D.L. n. 223 del 4 luglio 2006, convertito con modificazioni nella legge 4 agosto 2006 n. 24, che ha finanziato l’Avviso pubblico ‘Sostegno ai giovani talenti’, pubblicato in data 15 luglio 2015, destinato ad intervenire su aree di grande sensibilità e risonanza per le giovani generazioni. In particolare, l’iniziativa è stata finalizzata al finanziamento di azioni volte a sostenere i giovani nell’espressione del proprio talento e della creatività, attraverso iniziative che hanno consentito di valorizzare le loro esperienze e competenze, anche nel campo dell’innovazione tecnologica. L’Avviso, finanziato per complessivi 2,5 milioni di euro, è stato rivolto ad enti ed organizzazioni del Terzo settore per il cofinanziamento di proposte progettuali destinate a giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Sono 18 gli enti beneficiari e con tutti sono state sottoscritte le convenzioni. I progetti sono stati avviati, le attività sono in corso di realizzazione ed è previsto che si siano concluse entro il 2020, salvo eventuali proroghe di termini.
Con l’Avviso pubblico ‘Orientamento e placement giovani talenti‘, il Dipartimento si è proposto di cofinanziare azioni volte a promuovere e sostenere l’inserimento lavorativo e l’auto imprenditorialità di giovani talenti, attraverso iniziative innovative di orientamento e placement che consentano di acquisire la conoscenza di tutte le alternative disponibili nei settori dell’educazione, della formazione e delle professioni. L’iniziativa, rivolta ad enti ed organizzazioni del Terzo settore, ha come destinatari finali giovani di età compresa tra i 15 ed i 28 anni ed è finanziata per 2 milioni di euro. Sono stati inizialmente ammessi a cofinanziamento 14 proposte progettuali; successivamente, il Dipartimento Politiche giovanili ha proceduto allo scorrimento della graduatoria finale, ammettendo a cofinanziamento tutti i progetti già considerati ‘idonei non finanziabili’, investendo ulteriori 2,6 milioni di euro circa.
L’Isfol, in qualità di Agenzia Nazionale di riferimento del Programma Leonardo da Vinci, ha finanziato nel periodo 2007-2013, progetti di trasferimento dell’Innovazione, che si proponevano l’implementazione, la diffusione, il trasferimento (geografico, settoriale, verso nuovi target group) ed il mainstreaming di approcci, metodologie, strumenti e prodotti innovativi per il settore dell’istruzione e della formazione; mobilità transnazionale degli studenti (tirocini) e dei docenti (scambi); partenariati multilaterali, che sostenevano il networking e la cooperazione tra stakeholder dei sistemi educativi e formativi ed attori del mercato del lavoro.
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