6.10 Dibattiti e riforme in corso, brevi informazioni sugli sviluppi politici emergenti

In questa pagina

La riforma della ‘Buona scuola’ 

Negli ultimi dieci anni, anche in conformità con gli obiettivi europei, l’attenzione delle politiche per l’istruzione in Italia è stata rivolta alla lotta alla dispersione scolastica, alla piena realizzazione all'autonomia delle scuole, alla qualità del sistema di istruzione, all’innalzamento dei livelli delle competenze delle studentesse e degli studenti, a contrastare le diseguaglianze e a garantire il diritto allo studio e le pari opportunità di formazione e istruzione.

La più recente riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione è quella contenuta nella legge n. 107, approvata dal Parlamento nel luglio 2015. La legge 107 (detta de ‘La buona scuola’), disciplina diversi aspetti del sistema educativo, in particolare l'autonomia delle istituzioni scolastiche. L’applicazione di alcune disposizioni contenute nella legge è avvenuta maniera graduale attraverso l’approvazione di specifiche disposizioni. La legge 107 contiene, inoltre, una delega al Governo per l’adozione di otto decreti legislativi relativi all’istruzione scolastica e all’educazione e cura della prima infanzia. I testi definitivi sono stati approvati in 13 aprile 2017.

L’iter delle riforme del sistema educativo di istruzione e formazione

Dal 2003 in avanti l’ordinamento scolastico italiano è stato interessato da tre progetti di riforma che hanno sollevato un ampio dibattito all’interno e all’esterno del mondo scolastico.

Nel 2001, con la legge 28 marzo 2003 n. 53, Letizia Moratti, la nuova Ministra della Pubblica Istruzione, abolì la precedente riforma Berlinguer ed effettuò diversi cambiamenti sull’ordinamento scolastico. Tra questi si ricordano l’introduzione nella Scuola primaria dello studio dell’inglese e l’utilizzo del computer fin dal primo anno, l’esame del 5° anno venne abolito e al suo posto venne introdotta una valutazione biennale. Nella Scuola secondaria di secondo grado venne introdotta l’alternanza scuola-lavoro negli istituti professionali e la possibilità di cambiare indirizzo senza perdere i precedenti anni scolastici ma sostenendo un esame sulle materie non trattate nella scuola precedente.

Nel 2007 per iniziativa del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, l'obbligo scolastico è stato innalzato a 10 anni e, in ogni caso, fino al sedicesimo anno di età. Di conseguenza l'età per l'accesso al lavoro è stata elevata a 16 anni, come previsto dall'art. 1 comma 622 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006.

Nel 2008 la nuova Ministra Mariastella Gelmini diede il via ad una nuova riforma riguardante l’istruzione italiana. Tra i cambiamenti che al tempo fecero maggiormente parlare troviamo il ripristino del tempo normale opzionale e del maestro unico, del voto in condotta e dei voti in decimi.

Nel 2015, con la Legge 13 luglio 2015 n.107 promulgata durante il governo di Matteo Renzi, tra i molti interventi, vennero elevati i compiti ed i poteri dei dirigenti scolastici e resa obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro negli Istituti d’Istruzione superiore.

A partire dell’anno scolastico 2014-15 sono stati istituiti i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA). Essi ereditano le funzioni precedentemente realizzate dai Centri Territoriali Permanenti (CTP) e dalle Istituzioni scolastiche sede di Corsi serali. Tra i soggetti a cui si rivolgono vi sono gli adulti, anche stranieri, che non hanno assolto l’obbligo di istruzione e che intendono conseguire il titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione; gli Adulti, anche stranieri, che sono in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione e che intendo conseguire titolo di studio conclusivo del secondo ciclo di istruzione; gli adulti stranieri che intendono iscriversi ai Percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana; i giovani che hanno compiuto i 16 anni di età e che, in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, dimostrano di non poter frequentare i corsi diurni.

Con la legge n. 92 del 2019 è stata introdotta una nuova disciplina relativa alle competenze di cittadinanza. Viene affermata la necessità che le istituzioni scolastiche rafforzino la collaborazione con le famiglie al fine di promuovere comportamenti improntati a una cittadinanza consapevole, non solo dei diritti, dei doveri e delle regole di convivenza, ma anche delle sfide del presente e dell’immediato futuro, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità ed estendendolo alla scuola primaria. Parte integrante di questo intervento riguarda lo sviluppo di competenze in tema di “cittadinanza digitale”, che rimandano alla capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali.

In generale, le riforme del sistema educativo di istruzione e formazione hanno sempre seguito le procedure e l’iter previsto dalla Costituzione per l’esercizio della funzione legislativa che è esercitata collettivamente dalle due Camere: ogni disegno di legge presentato ad una delle due Camere, è esaminato dalla Commissione competente per materia e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale. Il Governo può esercitare la funzione legislativa attraverso decreti legislativi o decreti legge secondo quanto previsto dalla Costituzione. Per quanto riguarda i decreti legislativi è il Parlamento a conferire al Governo con un'apposita legge di delega, secondo principi e criteri predeterminati e per un tempo definito, il compito di provvedere ad emanare decreti legislativi aventi forza di legge. I decreti legge sono, invece, adottati autonomamente dal Governo e sotto la sua responsabilità per fronteggiare situazioni impreviste e che richiedono un intervento legislativo immediato. In questo caso il Parlamento si riserva, nei sessanta giorni successivi, di convertire in legge, anche con modifiche, il decreto. In caso contrario, il decreto- legge decade. Il Governo, poi, dà attuazione ed integra le disposizioni legislative attraverso l’emanazione di Regolamenti. Gli attori principali nel processo decisionale nel settore educativo sono i ministeri responsabili dei vari settori del sistema di istruzione e formazione per le aree di propria competenza.

Per quanto concerne i dibattiti più recenti, nel PNRR si prevede il miglioramento qualitativo e l’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell’offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia (con la creazione di 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni), il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche, ad esempio con il cablaggio interno di circa 40.000 edifici scolastici e la creazione di aule didattiche di nuova concezione. Il Piano investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri, e nei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, rafforzando l’istruzione nelle discipline STEM. Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico. Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.

Allegati